L’Italia ha un problema di credibilità politica, per questo Davd Sassoli consiglia al governo di preparare un piano sulla spesa per la ricostruzione legata all’emergenza coronavirus. Il presidente del Parlamento europeo ne ha parlato in vista del vertice dei capi di governo dell’Ue (cominciato oggi pomeriggio, ndr). Nell’intervista al Corriere della Sera parla di «aggiustamenti» e correzioni delle procedure e di quei «meccanismi burocratici che spesso impediscono o rallentano l’accesso alle risorse europee». Non è solo un problema di Amministrazione pubblica per Sassoli, ma anche privata. «Il sistema bancario per esempio deve semplificare la propria burocrazia».



E quindi avverte: «Non vorrei si costruisse la leggenda di un’Europa matrigna e ingrata, per fare da schermo a insufficienze di gestione che sono nostre». Per David Sassoli, inoltre, va usata la linea del Mes per rifondare il sistema sanitario. «Il Mes è una cassa prestiti. Non è più il vecchio salvastati, nel nuovo regolamento sarà chiaro che non ci sono condizionalità diverse dalla destinazione per spese sanitarie dirette e indirette legate alla lotta al coronavirus».



DAVID SASSOLI ALL’ITALIA “DEVE PIANIFICARE SPESA”

Secondo David Sassoli conviene davvero all’Italia usare il Mes per le spese sanitarie. «Avrà un tasso molto favorevole, in media dello 0,30%. Può essere conveniente», dichiara il presidente del Parlamento europeo al Corriere della Sera. Ad esempio, suggerisce di usarlo per la creazione di ambulatori nelle zone industriali dove non ci sono, centri Covid nelle università, per aiutare le regioni commissariate che non possono fare investimenti o assunzioni. «Ma questo lo deciderà il governo italiano», precisa Sassoli. A proposito del Consiglio europeo, svela che ad allentare le tensioni è stata l’idea degli ultimi giorni di procedere con un Recovery Fund legato al bilancio dell’Unione, «in grado di finanziarsi sul mercato, con l’emissione di obbligazioni, cioè di titoli comuni». Secondo Sassoli questo è un segnale «di un’Europa solidale che condivide il peso della crisi».

La previsione è di avere più di 1.500 miliardi di euro. Quel che conta per il numero uno del Parlamento europeo è saper usare le risorse: «Sarebbe bene che i Paesi si attrezzassero per essere capaci di spendere. È un problema che devono porsi tutti gli Stati, tanto più quelli più esposti alla crisi. Oggi ci sono Paesi che non sono in grado di farlo e rimandano i soldi indietro».