Anche la procura militare indaga sulla morte di David Tobini, il giovane parà romano della Folgore rimasto ucciso in missione in Afghanistan nel 2011 a soli 28 anni. L’ultima verità sulla sua morte, come spiega Il Messaggero, è che il proiettile che lo ha raggiunto sarebbe compatibile con quelli in dotazione alla Nato. Ma chi ha ucciso davvero David? La magistratura ordinaria procede a fare luce su questo aspetto ed i sospetti sarebbero tra i commilitoni del giovane parà. Il vero colpo di scena, tuttavia, è giunto da parte del tribunale militare che ha ribadito la sua intenzione di volerci vedere chiaro nella vicenda.



Stando a quanto emerso, sarebbe quindi stato aperto un fascicolo presso gli uffici di viale delle Milizie che vedrebbe tra i capi di imputazione l’omicidio colposo. Il capo della procura militare ha confermato e ribadito: “Siamo orientati in questo senso”, senza tuttavia aggiungere altri dettagli sulle indagini ed il procedimento. Si tratterebbe dunque di una inchiesta parallela che starebbe andando avanti in contemporanea a quella di piazzale Clodio aperta dopo le istanze della difesa della mamma di David rappresentata dall’avvocato Paolo Pirani. Si allontana dunque il timore di una archiviazione del caso dopo l’intervento della procura militare.



DAVID TOBINI, PARÀ “UCCISO DA FUOCO AMICO”

David Tobini sarebbe stato ucciso da “fuoco amico”: questa l’ipotesi maggiormente battuta. Ma chi è il commilitone che avrebbe sparato al giovane parà romano? Dagli atti dell’inchiesta sarebbe emerso che ad esplodere il colpo mortale sarebbe proprio un collega del ragazzo. Lo si dedurrebbe anche dal punto del corpo dove ha impattato il proiettile. La teoria iniziale che ha poi portato negli anni a due archiviazioni era che David fosse stato ferito a morte da davanti ma in realtà secondo le ultime perizie realizzate dall’esperto balistico Paride Minervini sarebbe emersa un’altra verità secondo la quale David sarebbe stato colpito da dietro come confermato dal buco del proiettile lasciato nell’elmetto. Sulla questione l’avvocato Pirani ha commentato, come riferisce il quotidiano Il Messaggero: “A distanza di dieci anni ci sono ancora degli aspetti investigativi inesplorati che impongono ulteriori indagini ed approfondimenti.



Che David sia stato colpito da dietro è cosa certa e basta questo, un elemento idoneo e sufficiente a non far chiudere l’ inchiesta”. David, essendo un mitragliere non avrebbe mai dato le spalle al fuoco nemico, inoltre lo sparo sarebbe stato esploso da una distanza ravvicinata. Secondo la difesa, sarebbe stato un proiettile altamente compatibile con un 5.56, quelli in dotazione alla Nato. La procura militare ha già sentito alcuni testimoni e nei prossimi giorni saranno convocati i commilitoni di David ed i protagonisti della missione. “Dieci anni di silenzi e depistaggi sono tanti, ora voglio la verità. Nessuno ancora sa dirmi come è morto mio figlio. E chi può confermare con tanta sicurezza che si tratti di colposo?”, ha tuonato la madre del parà.