La morte di Davide Astori non è un caso chiuso, perché è in corso un procedimento parallelo per il quale sono state chieste tre condanne. Sul banco degli imputati ci sono tre medici: da Giorgio Galanti, ex direttore sanitario di medicina dello sport al Careggi, al suo successore Pietro Amedeo Modesti, fino a Loira Toncelli, che è medico dello sport. Per il primo la pena richiesta è di tre anni e sei mesi di carcere, per il secondo un anno e quattro mesi, per la terza invece sono stati chiesti tre anni.
La vicenda verte attorno a un referto medico: si tratta di un certificato che era stato depositato nel processo per omicidio colposo e che riguarda un esame al cuore a cui il difensore della Fiorentina, morto nel 2018 mentre era in ritiro con la squadra, si era sottoposto in occasione di una visita per l’idoneità agonistica. L’accusa sostiene che questo referto medico sia stato falsificato, perché sarebbe stato realizzato prima o in una data ravvicinata al 10 aprile 2019, quindi dopo l’improvviso e inaspettato decesso del calciatore.
Galanti avrebbe chiuso lo strain, che era rimasto aperto nell’archivio della medicina sportiva, dopo la morte del difensore. Una mossa che causò un caos, infatti Modesti, estraneo al filone principale ma nuovo direttore della struttura, decise di distruggere il documento in questione, arrivato però comunque in procura.
MORTE DAVIDE ASTORI, DUE PROCESSI: DAL FALSO ALL’OMICIDIO COLPOSO
Dopo le richieste di condanna, la prossima udienza potrebbe essere quella in cui ci sarà la sentenza. Comunque, si terrà il 31 marzo e sono previste le arringhe dei difensori. Ma non si tratta dell’unica svolta alle porte per quanto riguarda la morte di Davide Astori, in quanto all’orizzonte ci sono altri snodi. Ad esempio, il 4 marzo, che è il giorno in cui è morto il capitano della Fiorentina, è prevista l’udienza in Cassazione che riguarda il processo principale.
In questo caso, il medico Galanti è accusato dall’accusa di omicidio colposo, in quanto non avrebbe valutato in maniera corretta alcune criticità emerse nella prova da sforzo a cui era stato sottoposto Davide Astori. Se le avesse rilevate, avrebbe dovuto prescrivere altri esami che avrebbero potuto rilevare la malattia silenziosa di cui soffriva il difensore, cioè la cardiomiopatia aritmogena.
In altre parole, avrebbe impedito che la malattia venisse diagnosticata, secondo la ricostruzione del gup nelle motivazioni della condanna. Per quanto riguarda la posizione del club viola, non si è costituto parte civile, ma comunque presenzia al processo in qualità di persona offesa per solidarietà nei confronti della famiglia del calciatore. A tal proposito, le parti civili si sono accodate alle richieste: si tratta della famiglia di Davide Astori e la compagna Francesca Fioretti.