Davide Bombardini è l’ex di Giorgia Palmas. Nel 2008, i due hanno avuto la figlia Sofia, la priorità assoluta di entrambe le loro vite. Davide e Giorgia non sono mai stati sposati. Recentemente, lei ha ufficializzato il suo fidanzamento con un altro uomo, Filippo Magnini, che sposerà a fine marzo. Le notizie sulla vita di Davide, invece, sono ben più scarne. L’ex calciatore dell’Albinoleffe non parla spesso di sé, meno che mai del suo privato. L’ultima volta che ha rilasciato un’intervista è stato l’anno scorso, ma anche in quell’occasione non ha minimamente accennato alla sua passata relazione con la Palmas o al suo ruolo di padre. Evidentemente, Bombardini preferisce non sciupare queste cose. Il focus è piuttosto sul calcio, che comunque – a differenza di quanto si potrebbe pensare – non gli manca affatto: “No”, si legge nelle dichiarazioni riportate dalla Gazzetta dello Sport, “mi manca entrare dentro a uno stadio con 30, 40, 50 mila persone. Mi manca sentire l’atmosfera che si respira prima della partita e durante. Giocare invece non mi manca”.



Davide Bombardini racconta il “suo” calcio

Ai tempi di Davide Bombardini, il calcio era “molto diverso”. È lui stesso ad asserirlo: “Andavi in campi in cui vincere o portare a casa un solo punto era difficile. Erano campi caldi: arrivavi e c’era un ambiente ostile, il pubblico era attaccato al campo. I difensori avversari ti intimorivano: era un altro calcio. Tutte le partite erano una ‘rissa’: dovevi difenderti dagli insulti e da qualche schiaffo magari. Quello di oggi è molto più soft, molto più tranquillo. Ai miei tempi, quando giocavi contro una squadra del Sud in C che doveva fare risultato perché si doveva salvare o perché doveva vincere il campionato, era durissima. Quando arrivavi nello spogliatoio trovavi un clima ostile perché volevano farti capire come sarebbe andata a finire”.



Davide Bombardini diviso tra A e B

La carriera calcistica di Davide Bombardini è stata caratterizzata da alti e bassi. Letteralmente: Bombardini ha sempre oscillato tra la Serie A e la Serie B, come racconta lui stesso con una punta di ironia: “Ho sempre fatto fatica ad affermarmi in Serie A, anche per demerito mio magari… Quando la conquistavo, facevo un anno e poi ritornavo giù a rivincere il campionato. Lo facevo perché mi piacevano le piazze calde come Palermo, Salerno o Bergamo. Lo facevo per essere protagonista: in B lo ero sicuramente, poi stiamo parlando anche di un’altra B, che era una A2, c’erano squadre come Cagliari,  Fiorentina, Catania, Messina, Torino, Atalanta… Era tutta un’altra B. Sapevo che lì sarei stato in grado di spostare gli equilibri, in A non era così.  Mi piacevano le piazze in cui il pubblico si faceva sentire, in cui ti sentivi giocatore. Mi piaceva avere i cori tutti per me ogni domenica”.

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