Davide Faraone si è autosospeso dal Pd. Lo ha annunciato lo stesso senatore dem dopo che ieri la commissione nazionale di garanzia del Partito Democratico ha deciso di annullare la sua elezione a segretario del Pd Sicilia, accogliendo a maggioranza il ricorso presentato dai rappresentanti della mozione Zingaretti. Parole al vetriolo quelle utilizzate da Faraone in un post su Facebook in cui ha accusato il “nuovo Pd” di “regolare i conti con “quelli di prima”. Faraone ha spiegato:”Politicamente non posso pensare che l’obiettivo sia cancellare chi come me e come noi ha condiviso gli anni dei nostri Governi dal partito. Fosse così sarebbe suicida prima che miope”. Il senatore continua: “Ma il nuovo Pd non ha voglia di sfiduciare Salvini, avendo come priorità quella di sfiduciare Davide Faraone. Se non fosse una cosa seria, mi metterei a ridere”. E ancora: “Un partito che si chiama democratico non può cancellare la democrazia perché è cambiata la maggioranza: quello lasciamolo fare a Salvini o Casaleggio. Noi siamo diversi. Eravamo diversi”.



DAVIDE FARAONE AUTOSOSPESO DAL PD

Davide Faraone ha dunque assunto una decisione forte:”Sospendo la mia iscrizione a questo Partito. Rimango iscritto al gruppo parlamentare del Pd, continuerò la battaglia per la mia gente e contro questo governo e contro ogni inciucio coi Cinque Stelle. Se mi hanno commissariato perché faccio troppa opposizione al Governo, si sappia che da domani ne farò ancora di più. E che forse il nuovo Pd dovrebbe occuparsi di fare opposizione a chi sostiene il Governo di Di Maio e Salvini, non a chi ha sostenuto i governi del Pd. Io appartengo al partito democratico. Se questo partito non è più democratico e cancella i risultati dei congressi, sospendo la mia iscrizione al Pd. Ma lavoro ancora più forte contro questo Governo che fa male all’Italia. E che fa tanto male alla Sicilia ed al Mezzogiorno”. Si profila dunque nel Pd uno scontro tra renziani e zingarettiani. Per i primi è stato il senatore Marcucci a chiedere un chiarimento al segretario Zingaretti già alla prossima direzione del partito in programma per il 26 luglio. Nel frattempo, come riportato da “La Repubblica”, una lunga nota di Silvia Velo, presidente della commissione di garanzia dem, sottolinea che non c’è stata “nessuna decisione politica”, ma solo il “rispetto delle regole”. Secondo Velo, “tra le numerose violazioni più rilevanti che la commissione ha evidenziato, ci sono la decisione di non far votare gli iscritti che, a norma di statuto regionale siciliano, eleggono il 40 per cento dell’assemblea regionale; la violazione delle regole congressuali per la presentazione delle liste dei candidati all’assemblea: non sono stati utilizzati i moduli previsti, non sono state presentate le firme a sostegno delle liste come previsto, non è stato consentito alla commissione regionale del congresso di verificare i requisiti di candidabilità dei candidati nelle liste”.

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