Ci sono aggiornamenti sul caso di Davide Ferrerio e sulle sue condizioni di salute. Il 21enne è in stato di coma da dieci mesi, da quando è stato vittima di un pestaggio selvaggio provocato da uno scambio di persona. La Procura di Catanzaro ha deciso di impugnare il proscioglimento del 31enne, l’uomo “misterioso” che l’11 agosto 2022 inviò il terribile messaggio da cui scaturì l’aggressione.



Inizialmente la Procura di Crotone aveva disposto il suo proscioglimento, ma ora il 31enne è accusato di concorso anomalo in tentato omicidio. Secondo la procura generale, il 31enne quella sera aveva un appuntamento con una 16enne, accompagnata dalla famiglia intenzionata a punire l’uomo che aveva “adescato” la giovane. Compreso il pericolo, secondo la ricostruzione, l’uomo “misterioso” avrebbe indicato Davide Ferrerio con un fatidico messaggio: “ho una camicia bianca”. Da quel pestaggio, Davide non si è più risvegliato. “Davide è peggiorato in questi 10 mesi, ce lo aspettavamo perché ce l’hanno detto i medici, la sua situazione clinica è tragica – svela il fratello, in collegamento a Storie Italiane, trasmissione su Rai UnoNoi continuiamo ad andare a trovarlo tutti giorni e a stringergli la mano, a stargli vicino, io lo abbraccio in continuazione, ma non so per quanto riuscirò a farlo”. E si sfoga, la voce rotta dal dolore e dalla rabbia: “io non so quanto tempo avrò per continuare ad abbracciare questo corpo inerme, deformato, dimagrito, che si sta piano piano spegnendo”.



Davide Ferrerio, il fratello: “a Crotone devo chiedere la scorta. Se mi vedono…”

Il fratello di Davide Ferrerio, il 21enne pestato selvaggiamente la scorsa estate per uno scambio di persona, svela altri lati inquietanti di questa vicenda, per la quale il 21 aprile è stato condannato a 20 anni e quattro mesi  Nicolò Passalacqua, l’esecutore materiale del pestaggio. “Il giorno dell’udienza vengono fuori che ti ammazziamo se vai in tv – dichiara a Storie Italiane il fratello di Davide Ferrerio – Io se vado a Crotone devo chiedere la scorta come se fossi un magistrato dell’antimafia. Io non posso più andare giù in quella che consideravo la mia casa, perché se mi vedono mi accerchiano in cinque o sei e mi ammazzano, me l’hanno detto”. Ma nonostante questo è determinato: “continuerò a metterci la faccia perché mio fratello merita giustizia”.



Su questa dolorosa vicenda, a giugno si attende l’inizio del processo a carico della madre della 16enne e del compagno della donna, che quella terribile sera erano lì con lei. Per loro, l’accusa di concorso anomalo in tentato.