Davide Longhi è morto a soli 34 anni d’età per un incidente al Mugello, dove in questo weekend è in programma la finale della Coppa Italia pro amatori di motociclismo, che sarebbe stata una delle ultime gare della sua carriera e invece è stata purtroppo il capolinea della sua vita. A 34 anni, Davide Longhi conservava intatta la sua passione infinita per le moto: pilota, barista, istruttore ma anche autista, artigiano e persino imbianchino, se c’era bisogno di dare una mano a un amico. In pista invece Davide Longhi correva in sella a una Kawasaki 1000, sul cupolino il numero 38 e la tuta fucsia in omaggio a uno sponsor, un locale di Brescia che gli permetteva di gareggiare.
Davide Longhi era sceso in pista così anche ieri sul circuito toscano, poco prima di mezzogiorno per le prove libere. Qualche giro, poi l’incidente inaspettato. Il pilota bergamasco accelera sul rettilineo mentre un altro centauro, un 39enne della provincia di Varese, inizia la manovra di rientro ai box. Due traiettorie che si intersecano, un incidente che purtroppo diventa una tragedia, un dolore infinito per il papà Luigi, presente al Mugello, che ha visto morire Davide senza potere fare niente. La pista che si riempie di soccorritori, Davide Longhi è stato intubato e portato in elicottero all’ospedale Careggi, dove però è spirato poco prima delle 15.
LA MORTE DI DAVIDE LONGHI, UNA VITA PER IL MOTOCICLISMO
Davide Longhi era molto conosciuto a Romano di Lombardia, paese della bassa bergamasca in cui la sorella Chiara è consigliere comunale. Sin da piccolo aveva mostrato una passione per i motori e aveva postato sui social pochi giorni fa una fotografia da bambino alla guida di un go-kart. Uno dei suoi risultati più importanti era stato il secondo posto nella categoria Stock 1000 nel 2017. Negli ultimi anni, Davide Longhi era diventato anche istruttore: teneva corsi e stage per motociclisti amatori, un modo per rimanere nell’ambiente più amato dopo che nel 2021 era rimasto vittima di un incidente in cui si era fratturato delle costole.
Fuori dalla pista la sua attività principale era la gestione del bar “La Pepita d’oro” proprio a Romano di Lombardia. Appassionato di sport e soprattutto delle due ruote in tutte le loro forme, Davide Longhi faceva parte di un gruppo di mountain bike, oltre a curare con grande attenzione la preparazione fisica in palestra. “Ci allenavamo insieme — lo ricorda l’amico Andrea Paternò sulle pagine della sezione Bergamo del Corriere della Sera —, era un ragazzo generoso, aveva un forte senso dell’amicizia. Era spesso a casa mia e per mia mamma ormai era come un terzo figlio. È terribile quello che gli è accaduto”.