DAVIDE REBELLIN, ARRESTATO IL CAMIONISTA CHE LO UCCISE

Wolfgang Rieke, il camionista tedesco di 62 anni che lo scorso 30 novembre investì e uccise Davide Rebellin, è stato arrestato su mandato di arresto europeo richiesto dal gip di Vicenza. Lo ha comunicato la Procura della Repubblica di Vicenza. Il camionista è ora in stato di fermo nel carcere tedesco di Münster. Davide Rebellin, dopo una carriera “eterna”, aveva annunciato proprio al termine della stagione 2022 il ritiro dall’attività agonistica e poche settimane più tardi, durante un’uscita in bicicletta, fu urtato e travolto dal camion guidato da Wolfgang Rieke nei pressi dello svincolo autostradale di Montebello Vicentino. Secondo la ricostruzione degli inquirenti all’uscita della rotatoria il mezzo pesante l’avrebbe agganciato, mentre la bicicletta era stata ritrovata a 30 metri di distanza.



Secondo l’ordinanza, si legge nella nota della Procura, il decesso di Davide Rebellin “è da imputare esclusivamente ad una pluralità di norme comportamentali da parte di Rieke“. Il camionista tedesco era scappato, aggravando così la propria posizione. Dopo mesi di latitanza, giovedì la polizia tedesca ha dato esecuzione al mandato di arresto europeo firmato dal giudice per le indagini preliminari di Vicenza, per il reato di omicidio stradale e omissione di soccorso. Ricordiamo che Wolfgang Rieke aveva dei precedenti, anche in Italia: nel 2001 aveva patteggiato al tribunale di Foggia per violazione dell’obbligo di fermata in caso di incidente con persone coinvolte e nel 2014 gli era stata ritirata la patente per guida in stato di ebrezza.



I RISULTATI DELL’INCHIESTA SULLA MORTE DI DAVIDE REBELLIN

L’inchiesta della Procura di Vicenza ha accertato che l’autotrasportatore tedesco, dopo aver investito Davide Rebellin, scese dalla cabina avvicinandosi alla vittima ma subito dopo si allontanò, tuttavia fotografato da alcuni testimoni. Secondo le indagini successive dei carabinieri, che hanno delegato l’autorità tedesca dopo aver identificato il camion che nel frattempo era tornato in Germania, la motrice non risultava più collegata al rimorchio. Gli investigatori il 20 gennaio scorso hanno eseguito un sopralluogo nell’azienda tedesca Duveneck, dove il tir era custodito, procedendo all’analisi del veicolo e scoprendo che erano presenti delle deformazioni nelle plastiche in corrispondenza dell’urto con la bici e il corpo di Rebellin. La consulenza tecnica ha accertato “che il conducente aveva a disposizione una visibilità diretta e indiretta che consentiva di percepire in maniera adeguata la presenza del ciclista sulla carreggiata. Anche grazie ad una telecamera che si attiva automaticamente quando entra in funzione l’indicatore di direzione“.



Vi è stato dunque un comportamento colposo di Rebellin nell’immettersi nella rotatoria, questo però non ha avuto nessun rilievo rispetto alla causa dell’incidente visto che il ciclista è sempre stato davanti al tir ad una distanza “sufficiente a poterlo vedere in relazione alla visibilità diretta sull’ampio parabrezza“. Entro 60 giorni l’autorità tedesca dovrà decidere se consegnare o meno il camionista alla giustizia italiana. Il comandante Provinciale dei carabinieri di Vicenza, Giuseppe Moscati, ha commentato: “È stata pienamente riconosciuta la validità dell’attività investigativa svolta dai Carabinieri di Vicenza. Dallo scorso 30 novembre, i carabinieri hanno lavorato incessantemente per arrivare a questo risultato, sempre sostenuti dalla comunità vicentina, che ci ha chiesto di fare piena luce su questa tragica scomparsa. Lo dedichiamo anche a loro“, si legge sulla Gazzetta dello Sport.