Quanti di voi hanno sognato di avere un padre “rock” come Vasco Rossi? Davide Rossi, figlio del “Komandante”, questo privilegio lo ha provato di persona. E come sempre accade ne ha sperimentato sulla propria pelle i pro e i contro. Essere un figlio d’arte, soprattutto se il proprio padre è il leader indiscusso della scena rock italiana, non è infatti una passeggiata come si potrebbe credere. Vuoi fare musica? Devi confrontarti con un mito vivente e probabilmente insuperabile. Vuoi fare l’artista? Devi mettere in conto di fare i conti con l’etichetta di “raccomandato” che sempre ti accompagnerà fino a quando non avrai dimostrato il tuo talento. Tutti passaggi che, come detto, Davide Rossi ha dovuto affrontare ma che non gli hanno impedito di affermarsi come attore, oltre che come dj e, ultimamente, anche come cantante.
DAVIDE ROSSI: IL FIGLIO DI VASCO NEL MONDO DELLA MUSICA
Il figlio di Vasco Rossi e Stefania Trucillo lo scorso hanno pubblicato il suo primo singolo “A morire ci penso domani”. Impossibile per chi non lo conosce non essere tentati dal fare un paragone con la musica del Blasco. Della sua volontà di “affrancarsi” dall’ingombrante ombra paterna ha parlato Davide in un’intervista di qualche tempo fa concessa all’Ansa:”Sono il figlio di Vasco, e ne vado orgoglioso, e sono anche un suo fan, ma io procedo per la mia strada. Nella musica, e in generale nell’arte, non possono esistere i confronti, non è una gara: ogni artista è a sé”. Ma com’è nata l’idea di lanciarsi nel campo della musica e nelle vesti di cantante? “In realtà ho cominciato a scrivere da ragazzino, un po’ per gioco, un po’ per caso, ma ho continuato a fare l’attore (recita in Caterina va in città di Paolo Virzì, in Scusa ma ti chiamo amore di Federico Moccia, nelle serie Lo zio D’America 2 e Provaci ancora, Prof 2, ndr) fino a quando a 23 anni non ho deciso di dedicarmi all’amore e la scrittura è stata come un fiume in piena: lasciavo sfogare le emozioni sui fogli bianchi”.
DAVIDE ROSSI: “IL RAPPORTO CON MIO PADRE VASCO”
Nei versi di “A morire ci penso domani” non è sacrilego dire che si ritrovi un’impronta di Vasco, ma Davide Rossi pensa adesso a percorrere la sua strada e ad inseguire un sogno lontano dai raffronti che lasciano il tempo che trovano. “In ogni brano che scrivo c’è tanto di me. Ma anche di chi ascolta, in un continuo gioco di specchi e di rimandi. E’ un po’ la metafora della mia vita e dell’eterno conflitto tra bene e male”. Questo ovviamente non significa che Vasco venga escluso dalla vita del figlio: “Lui c’è, abbiamo uno splendido rapporto e spero che buon sangue non menta. Ma io sto cercando la mia strada. Quello che mi ha sempre detto, come consiglio di vita, è di fare sempre tutto con il sorriso. Mi ha detto anche bravo e che non sarebbe stato facile proprio perché sarei stato giudicato come suo figlio prima che come artista. Ma è stupido chiudere le emozioni in un cassetto. Non è più tempo di avere paura. E posso essere il ‘figlio di…’ solo per chi non mi conosce”.