Fra i leit-motiv delle estati italiane vi sono senza dubbio i blackout energetici, l’interruzione improvvisa di energia nelle case del belpaese. Della questione ne ha parlato stamane al programma di Rai Uno, Weekely, il noto Davide Tabarelli, presidente di Nomismà e grande esperto di materia energetica. Tabarelli ha parlato di una situazione comunque non così drastica nel corso del mese di luglio, sottolineando inoltre come rispetto agli anni passati, quando si consumava molto meno, i blackout sono calati in maniera decisamente importante. “Quest’anno abbiamo superato il mese di luglio con poche difficoltà – le parole di Davide Tabarelli in diretta televisiva su Rai Uno – c’è stato un picco molto alto al 19 luglio, una domanda di 60 giagawatt che significa 60 milioni di potenza, una domanda fortissima. Giusto per capirci, noi abbiamo nelle case 3,5 kW…”.
In ogni caso il peggio sembrerebbe essere passato: “Fino all’anno prossimo possiamo stare tranquilli – ha proseguito Davide Tabarelli – la rete sta bene, stanno facendo degli investimenti che noi paghiamo, una parte dei soldi che paghiamo in bolletta va per le reti e per il momento sta andando bene”. In vista del futuro prossimo l’esperto spiega: “Vedremo cosa succederà ad agosto ma di solito la domanda cala perchè le fabbriche sono chiuse, poi a settembre fa meno caldo. In inverno invece non c’è il picco quindi è rinviato tutto all’anno prossimo”.
DAVIDE TABARELLI: “OGGI CONSUMIAMO MOLTA PIU’ ELETTRICITA’”
Ma come mai le interruzioni sono così frequenti in estate? “Sono frequenti nel periodo estivo e nelle città soprattutto quando fa molto caldo, i condizionatori sono macchine particolari che hanno bisogno di una energia reattiva, e anche al sud sono frequenti perché ci sono delle aree disperse, comunque è passato, ci sono ancora black out molto fastidiosi perchè l’energia elettrica la usiamo sempre di più non solo per condizionatori ma anche per telefonini e computer, ma ricordo che una volta i black out erano molto più frequenti e duraturi nonostante consumavano un terzo rispetto ad oggi”.