Se la guerra in Israele dovesse allargarsi, sarebbe un pericolo per il settore energetico: non ha dubbi Davide Tabarelli. Il presidente di Nomisma Energia ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de La Verità e ha acceso i riflettori sui possibili rischi di un allargamento del conflitto: “Lo scenario peggiore sarebbe quello di una doppia carenza di forniture energetiche, dalla Russia e dal Medio Oriente. E tutto questo mentre l’Europa continua a perseguire una politica contraria ai fossili, disincentivando gli investimenti in questo settore. È un mix esplosivo”. Nel corso del suo intervento, Tabarelli ha evidenziato che la crescita si fa con l’energia e le fonti rinnovabili coprono solo una piccola parte del fabbisogno, ad oggi i fossili rappresentano ancora il motore della nostra economia.
Il punto di Tabarelli
Tabarelli ha poi posto l’accento su un passaggio fondamentale per quanto concerne lo scenario energetico: “L’Algeria che oggi è il nostro primo fornitore di gas ha espresso una posizione ben precisa a favore di Hamas. Questo dimostra che la situazione non è allegra”. A un anno e mezzo dallo scoppio della guerra in Ucraina, secondo Tabarelli l’Europa ha fatto poco per fare fronte alla crisi energetica: “La politica della Commissione continua a demonizzare le fonti fossili, prosegue nella strategia della decarbonizzazione. È evidente che nessuno si sogna di investire in un settore che non è nel futuro dell’Europa”. Ma l’esperto ha rimarcato che non c’è da stupirsi se i prezzi di gas e petrolio crescono se la domanda cresce e siamo sempre più dipendenti dall’estero. L’Italia non ha chiuso totalmente il carbone e si inizia a parlare di nucleare, ma non si investe più in fossili perchè “non si può andare contro la Commissione europea”.