Davide Vannicola: chi è, falso testimone nel caso Marco Vannini

Da testimone chiave a falso testimone: la procura di Civitavecchia ha rinviato a giudizio Davide Vannicola (e con lui Giovanni Bentivoglio) per falsa testimonianza nel caso di Marco Vannini. Per l’accusa l’uomo depistò le indagini chiamando in causa il comandante della caserma dei carabinieri di Ladispoli, Roberto Izzo. A suo dire, Izzo avrebbe favorito la posizione di Antonio Ciontoli, condannato in via definitiva a 14 anni per il delitto di Marco Vannini. Sempre Vannicola salì agli onori della cronaca dopo le sue dichiarazioni, prima in tv alla trasmissione Le Iene e successivamente in procura, secondo cui ad uccidere il giovane ventenne non sarebbe stato Antonio Ciontoli bensì il figlio Federico.



A detta di Davide Vannicola, fu Izzo a riferirgli quella confidenza, ma le sue parole non trovarono mai conferma e proprio questo alla fine gli è valsa l’accusa per falsa testimonianza. Vannicola dichiarò a Le Iene che Izzo avrebbe consigliato al capofamiglia dei Ciontoli di prendersi le responsabilità del delitto di Marco Vannini “perché sei nei servizi segreti e te la caverai”. Parole dette in un colloquio che, sempre secondo il falso testimone, Izzo avrebbe avuto con Ciontoli prima che venissero chiamati i carabinieri dopo lo sparo. Una tesi, questa, confermata dall’ex finanziere, ora in pensione, Bentivoglio.



Davide Vannicola, le accuse a suo carico

Le parole di Davide Vannicola, ora a processo per falsa testimonianza, come rammentato da Fanpage.it portarono anche ad un procedimento nei confronti del pubblico ministero Alessandra D’Amore accusata di aver condotto male le indagini. La pm è poi stata assolta in Cassazione. Allo stesso portale è intervenuta nei mesi scorsi anche Rossana lania, avvocata del maresciallo Izzo, la quale dichiarò: “Quando uscì fuori che il maresciallo Izzo voleva denunciarli per calunnia, Bentivoglio e Vannicola hanno creato un gruppo dove si scambiavano false informazioni su Izzo, dicendo che avrebbe aiutato Ciontoli in passato in una vicenda di estorsione ai danni una prostituta”.



Il legale ha però precisato che non fu Izzo ad occuparsi di quella vicenda, bensì i carabinieri di Cerveteri. All’epoca lui non si trovava neppure nel Lazio. “All’epoca fu messo alla gogna, siamo felici che finalmente il suo onore sia stato reintegrato. Se la Procura di Civitavecchia non avesse lavorato bene come ha fatto, tutto questo avrebbe nuociuto soprattutto alla famiglia Vannini. Ciò che Izzo ha sempre chiesto è che si facesse luce per la famiglia”, ha chiosato l’avvocato.