La “simpatia” umana che intercorre tra Piercamillo Davigo e Silvio Berlusconi, è noto da tempo, essere praticamente ai minimi storici: quanto però dichiarato nell’ultima puntata di “DiMartedì” su La7 dal magistrato ex Csm (oggi in pensione) risuona come uno degli attacchi più veementi, seppur con pochissime parole, all’antico “avversario” originario di Arcore.
«Se mi trovassi presidente della Repubblica Berlusconi, tra qualche mese? Comincerei a vergognarmi ancora di più di essere italiano», tranciante e con ben poche “basi democratiche” il giudizio di Davigo sull’ipotesi che il leader di Forza Italia possa realmente essere eletto come successore di Sergio Mattarella al Quirinale. Per il massimo teorizzatore del concetto di “non ci sono innocenti ma solo colpevoli ancora non scoperti”, le inchieste e i processi contro Berlusconi non riescono ad essere “rimossi” tanto da sottolineare anche nel suo ultimo libro come l’ex Cav con tutte le sentenze di assoluzioni ricevute in realtà «è un colpevole che l’ha fatta franca».
DAVIGO E L’ANEDDOTO SU BERLUSCONI
Rispondendo a tono alle parole di Davigo in collegamento con “DiMartedì”, il direttore di “Libero Quotidiano” Alessandro Sallusti sottolinea un altro aspetto delle tesi esposte dall’ex magistrato. Poco prima infatti Davigo aveva lamentato l’indagine a suo carico per il caso “Amara-Loggia Ungheria”: «Ho già detto che è una imputazione che io trovo sconclusionata, non sono preoccupato. Non me la prendo con la Procura, mi difenderò nelle sedi opportune». Di contro Sallusti invece sentenzia «auguro di uscire indenne dall’inchiesta che lo condanna. Davigo però tra di noi è il primo a mettere in discussione l’operato della magistratura, ma che abbiamo detto e che dicono alcuni politici da tempo». Davigo fa ancora in tempo prima del cambio argomento al talk politico di La7 a raccontare un aneddoto su Berlusconi per confermare la sua completa distanza umana e professionale dall’ex Premier: «Io e Gherardo Colombo rimanemmo sconcertati. Fu sentito nell’anticamera del procuratore, c’erano delle coppe alle pareti vinte dalla squadra di calcio della procura. Lui disse: io ne ho vinte di più». Ancora Davigo aggiunge, «Lui era presidente di una squadra di Serie A (il Milan, ndr), come faceva a pensare di poter paragonare le due situazioni?», ma qui è il conduttore Giovanni Floris a “spezzare” l’indignazione con una semplice quanto azzeccata battuta, «beh forse voleva solo essere ironico…».