Il tema della prescrizione e il dibattito accesissimo nella politica italiana circa la distinzione sempre più “confusa” tra giustizialisti e garantisti, ha rimesso al “centro” dei riflettori Piercamillo Davigo, magistrato ex Mani Pulite durante Tangentopoli e attuale membro del Csm. In una lunga intervista questa mattina a Radio Capital con Massimo Giannini, il magistrato di lungo corso ce ne ha per tutti a cominciare da Matteo Renzi per finire con i suoi detrattori oltre agli avvocati che solo tre giorni fa manifestano la loro protesta contro la presenza di Davigo all’apertura dell’anno giudiziario di Milano. «Se un paese che non ha la prescrizione è barbaro e incivile allora tutta l’Europa, con l’eccezione della Grecia, è barbara e incivile. Bisogna pensare a quello che si dice perché questa cosa non riesco proprio a capirla», il riferimento è sempre la legge Bonafede che dal 1 gennaio 2020 abolisce la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, fortemente osteggiata da tutto il Centrodestra, parte del Pd e da tutta Italia Viva interna al Governo. L’attacco a Renzi, anche se non diretto, è evidente quando spiega l’infondatezza della moratoria sullo stop alla prescrizione per favorire nel frattempo le norme di accelerazione dei tempi di processo in Italia «la moratoria c’è già, come ho detto prima, ed è di 7 anni e mezzo. Poi c’è il mantra della destinazione delle risorse e soldi non ci sono e non ci saranno per anni, visto il nostro debito pubblico. Si parla dell’aumento del numero dei magistrati ma intanto è difficile reclutarli».
PIERCAMILLO DAVIGO CONTRO TUTTI
Non solo, secondo Davigo la protesta contro la legge Bonafede non solo è inutile ma anche pretestuosa: «il nuovo regime si applica solo ai reati commessi dal primo gennaio e i primi effetti si vedranno dopo la metà del 2027. La corsa all’allarme mi sembra spropositata perché ci sono 7 anni per far fronte e difetti e difficoltà» spiega il membro Csm parlando a Radio Capital, salvo poi affondare il colpo contro la prescrizione in quanto tale «una delle cause della durata dei processi è proprio la prescrizione perché incentiva comportamenti dilatori. Quando è entrato in vigore il nuovo codice circa 30 anni fa avevamo segnalato il problema della durata dei processi e che quel codice avrebbe aggravato i problemi. Si diceva che con il patteggiamento ci sarebbero stati pochi dibattimenti. E non è successo. Anche perché ci sono state tre tra amnistie e indulti nel frattempo. Ora – spiega Davigo – si torna a parlare di amnistia mentre la prescrizione è diventata ciò che prima era l’amnistia. E’ una cosa priva di senso. Un conto è non fare i processi dall’inizio, un conto è farli e buttarli via. E’ una cosa dissennata». A chi lo definisce il “Robespierre” della magistratura, Davigo risponde con un ragionamento «Dove li vede tutti questi giustiziati – chiede provocatoriamente il magistrato – anzi ho scritto un libro dal titolo ‘violare la legge conviene’, abbiamo una popolazione carceraria in media con l’Ue e in maggioranza i detenuti sono stranieri. Salvo reati molto gravi sono persone che sono state arrestate in flagranza. Chi commette reati gravissimi che danneggiano la collettività, come quelli commessi dai colletti bianchi, in carcere non ci va mai». Da ultimo l’affondo contro gli avvocati, che già nell’intervista aveva accusato di essere i veri colpevoli della durata infinita dei processi («per le loro tecniche dilatorie»): «mi contestano? Erano una quarantina e non sono certo rappresentativi dell’avvocatura di Milano dove sono in tutto 19 mila. Non li ho mai definiti una corporazione – conclude – ho solo detto che gli avvocati c’entrano eccome con la durata dei processi. Poi loro sono liberissimi di raccontarla come gli pare ma dà fastidio che li smentisca».