Secondo Bloomberg, l’Unione europea starebbe già lavorando per individuare concessioni da offrire all’Amministrazione Trump; le concessioni avrebbero come contropartita la cancellazione parziale delle tariffe che in alcuni casi hanno già cominciato a colpire le esportazioni europee. Questo avviene prima della data del 2 aprile, quando l’Amministrazione americana introdurrà una nuova ondata di dazi.
La guerra commerciale è appena iniziata, ma gli effetti sono già concreti; l’Europa non si può permettere una spirale di dazi e contro-dazi che minaccia le sue imprese e la sua economia molto più direttamente di quanto succeda in America. L’Europa è già alle prese con una crisi energetica e sta impegnando una quota crescente del proprio budget per aumentare la spesa in armamenti; ciò significa minore possibilità di sostegno a imprese e famiglie.
L’Amministrazione americana ha un’ampia gamma di settori tra cui scegliere per colpire le importazioni europee e a sua volta l’Europa, seppur in misura minore, può decidere su quali importazioni concentrarsi. L’Unione europea potrebbe scegliere di abbassare le barriere che in questo momento impediscono alle imprese americane di esportare in Europa; per ottenere questo obiettivo può agire su diversi strumenti che vanno da un abbassamento dei dazi fino a una modifica delle regole.
L’economia europea è infinitamente più frammentata di quella americana e ogni Paese membro ha specificità che non trovano una corrispondenza in quelle degli Stati americani. Nella trattativa che si è già aperta tra Bruxelles e Washington l’Unione europea potrebbe tutelare alcuni settori europei, supponiamo l’agricoltura, e sacrificarne altri, supponiamo l’automotive. Su questo versante non ci sono indiscrezioni; si può solo supporre che l’Europa vorrà evitare di arrivare al 2 aprile impreparata e senza accordi.
È lecito chiedersi che voce abbiano in capitolo i singoli Paesi membri, perché la negoziazione può avere conseguenze molto diverse sull’economia dei singoli Stati; in Europa non ci sono gli stessi meccanismi di compensazione interna che ci sono tra gli Stati federali americani e, tanto meno, un mercato del lavoro unico visto che in Francia si parla una lingua e in Italia un’altra, mentre la lingua dell’Indiana è la stessa dell’Oregon.
Ai fini dell’economia italiana la questione si sposta sulla fiducia che si può avere sulle trattative condotte da Bruxelles per tante ragioni; non ultima la questione energetica perché oggi in Italia c’è un prezzo dell’elettricità più alto del 30% di quello dell’anno scorso e due volte mezzo quello del 2019 e le imprese italiane hanno già abbastanza problemi. Lo stesso si può dire delle famiglie italiane perché la perdita di potere d’acquisto dei salari negli ultimi due decenni è stata una delle peggiori in Europa.
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