Il forte aumento sui dazi tanto voluto dal Presidente Americano Trump, starebbe inginocchiando anche Nintendo. Il colosso giapponese poche ore fa aveva annunciato l’uscita della sua ultima console, Switch 2. A tal proposito la nipponica non ha potuto stimare un tariffario a causa delle decisioni del Presidente a stelle e strisce, in vista dei potenziali aumenti e conseguenzialmente difficoltà finanziarie.
Nintendo è praticamente la major del settore hi tech, che come riferisce all’ufficio stampa americano genera oltre 14 miliardi di dollari da versare in imposte ed è in grado di assumere e garantire oltre 350.000 impieghi. Secondo una prima stima il colosso nipponico potrebbe rincarare perfino fino al 35% rispetto a quanto sarebbe stata venduta l’ultima console senza l’aumento dei dazi.
Il rincaro dei dazi di Trump mettono in difficoltà Nintendo
Nintendo sta avendo delle difficoltà a causa dei rincari sui dazi imposti da Trump, ma i veri cambiamenti si appureranno non tanto sulla data di uscita della Switch 2, che resta sempre fissata al 5 giugno di quest’anno, ma sui pre order
Eddie Garcia si è occupato di fornire un redazionale poi pubblicato sul quotidiano The Verge, comunicando di posticipare la data dei preordini proprio per comprendere in che modo variare il tariffario e valutare l’evoluzione del mercato e delle decisioni di Donald Trump.
Le conseguenze dello scenario dei dazi non si riflettono esclusivamente sul costo di listino della Switch 2, che potrebbe salire a 600$ rispetto ai precedenti 450$, bensì sul target di Nintendo dove negli USA spopolava.
L’obiettivo di Nintendo e le proteste dell’Esa
Per contrastare il rincaro dei dazi voluti da Trump Nintendo aveva previsto di spostare parte della sua sede dalla Cina (principale obiettivo nemico del Presidente USA) verso territori asiatici. Purtroppo la strategia non avrebbe prodotto effetti positivi a causa dell’effetto a catena.
Infatti anche molti territori dell’Asia sarebbero oggetto di aumento doganali, annullando i benefit previsti anticipatamente dalla nipponica.
Da qui le proteste di Entertainment Software Association, secondo cui starebbe attaccando Casa Bianca facendo notare come la politica di Trump penalizzerebbe anche gli americani e l’economia degli interi Stati Uniti d’America.