Coltivazione di poche piantine per uso personale e pene detentive più basse, il che potrebbe significare anche niente carcere per lo spaccio di lieve entità della cannabis.
Detta così, sembra una cosa facile: via libera della Commissione Giustizia della Camera alla proposta di legge che depenalizza la coltivazione domestica di quattro piantine. Nessun problema nel coltivare sul terrazzo di casa propria, o nel giardino della villetta in campagna, quattro piantine di cannabis. Anzi, dicono i fautori della legge, è bene tener presente che si possono raggiungere in un colpo solo almeno due obiettivi di altissimo rilievo: facilitare la vita a chi ne fa un uso terapeutico e togliere terreno allo spaccio, ossia infiggere un colpo mortale agli spacciatori. E’ quanto ha affermato in molte occasioni Mario Perantoni, M5s, presidente della commissione Giustizia della Camera e relatore del provvedimento.
In effetti si tratta delle due argomentazioni che fanno maggiormente presa sul pubblico e avrebbero potuto contrassegnare la campagna referendaria sulla liberalizzazione dell’uso della cannabis, se la Corte costituzionale non l’avesse stoppata, senza neppure permettergli di iniziare.
Da un lato, infatti, c’è la solidarietà verso i malati, la possibilità di andare loro incontro in determinati momenti del decorso clinico della malattia. Sono ben noti alcuni effetti benefici della cannabis nella lotta contro il dolore e come potente miorilassante in alcune patologie, tipo la sclerosi multipla. In realtà, però, una legge che consenta di raggiungere questo obiettivo c’è già e basta la ricetta del medico di famiglia per poter ottenere cannabis ad uso terapeutico.
Nel 2007 il ministero della Salute ha riconosciuto l’uso terapeutico dei cannabinoidi e attualmente, nel nostro Paese, è legale l’uso di medicinali vegetali a base di cannabis per il trattamento sintomatico di supporto alle cure standard e per la terapia del dolore. In Italia l’Istituto farmacologico militare di Firenze produce cannabis di ottima qualità e in quantità sufficiente per tutti i malati che realmente ne hanno bisogno.
Il secondo obiettivo, tanto decantato dai fautori della legge, ha molto a che vedere con la legalità e con la lotta contro la criminalità. Secondo i parlamentari che hanno votato a fare della norma alla Camera, il via libera alla coltivazione della cannabis potrebbe infiggere un duro colpo agli spacciatori che invadono le nostre piazze, si annidano nei giardini delle scuole, si insinuano in negozi, solo apparentemente innocui. Hanno un mercato digitale molto fiorente e riescono ad aggirare ostacoli e divieti di ogni tipo. Spacciano droga, ricavandone guadagni notevoli; creano il bisogno dove non c’è e sanno come acquisire nuovi clienti, soprattutto tra i più giovani e inesperti. Quei ragazzi che, quando cominciano, ripetono come un mantra: quando voglio smetto… che male c’è a farsi una canna, da soli o con gli amici alle feste…
Tra le altre novità che caratterizzano la norma recentemente approvata alla Camera c’è anche la riduzione delle pene detentive che scendono dagli attuali 4 anni a due anni e due mesi. Si tratta di un elemento che invece di fungere da dissuasore, si può trasformare facilmente in effetto facilitatore, dal momento che una pena detentiva così breve può trasformarsi senza particolari difficoltà in una sorta di servizio civile. Senza neppure che i giovani vadano incontro a un percorso di disintossicazione e di riabilitazione.
Nella norma in questione c’è poi l’istituzione di una giornata nazionale sui danni derivanti dall’alcolismo, dal tabagismo, dall’uso delle sostanze stupefacenti o psicotrope da tenere ogni inizio di anno scolastico negli istituti di primo e secondo grado. Un’iniziativa, in teoria, destinata a distogliere le persone dall’uso della cannabis, mostrandone i danni e le conseguenze a medio e lungo termine, ma che nei fatti potrebbe perfino diventare la giornata dell’uso, occasionale e festoso, della cannabis. Così, tanto per provarla almeno una volta a condizioni facilitate.
Oramai è dimostrato, però, come l’uso regolare della cannabis sia associato alla compromissione di alcune facoltà cognitive, tra cui la memoria a breve termine, e ad una ridotta performance scolastica e lavorativa, accompagnata a disturbi dell’umore, che spesso sono il primo sintomo registrato dai genitori. A tutto ciò si aggiunge anche il timore che tali cambiamenti neurologici siano permanenti in coloro che hanno iniziato l’utilizzo prima dei 21 anni rispetto a chi lo ha fatto in età adulta. Ciò significa che quella sostanza naturale, terapeutica, innocua potrebbe invece creare danni non reversibili, neppure dopo una prolungata astinenza.
Il cuore della proposta di legge resta comunque la coltivazione domestica, dove la cannabis diventa elemento decorativo e prendersene cura conferma la gentilezza di chi si occupa di piante e di fiori, per rendere sempre più accogliente la propria casa. Ma in realtà il fattore di rischio più importante da tener presente è che le quattro piantine diventino una sorta di cavallo di Troia attraverso cui contribuire ad una ulteriore diffusione della cannabis, di cui si minimizzano gli effetti negativi nel momento dell’offerta e ci si può invece trovare a constatare successivamente le conseguenze, tutt’altro che innocue.
Il principio attivo della cannabis, il THC, delta-9-tetraidrocannabinolo, è rintracciabile nella pianta in una percentuale massima del 2,5%, ma può aumentare se trattato con opportune tecniche di tipo fito-produttivo, che ne accrescono la concentrazione. E la coltivazione delle quattro piante ad uso domestico può facilmente diventare terreno di sperimentazione per consegnare a chi ne fa uso un prodotto sempre più efficace e rapido nel controllare il sintomo chiave: il dolore.
Ma poiché la cannabis ad uso terapeutico è tranquillamente acquistabile in farmacia, allora è chiaro che l’uso delle piantine risponde solo ed esclusivamente ad un uso ludico, un vero e proprio diversivo. L’aspetto innocente dell’omaggio floreale di chi va in visita dagli amici in occasione di una festa programmata serve solo ad abbassare le difese individuali e a creare il clima e l’atmosfera dello “sballo” che precede e accompagna tante feste di persone giovani.
Nulla di innocuo nella pianta di cannabis, nonostante l’apparenza, checché ne dicano i parlamentari che l’hanno votata alla Camera. C’è piuttosto il simbolo di una ecologia insidiosa e penetrante; centrata solo sulla immagine bucolica dell’innocenza; l’infiorescenza, nonostante sembri più che mai accattivante, in realtà contiene sufficiente principio attivo da rispondere agli obiettivi ludici che sono il vero distrattore dell’intera operazione. Con un costrutto razionale in cui le fake news si rincorrono per spiegare quel che tutti vogliono sentirsi dire: la cannabis non fa alcun male e la dipendenza si può risolvere facilmente! In realtà la pianta di cannabis è destinata a veicolare una pericolosa dipendenza, che se apparirà meno pericolosa quando il Parlamento approverà questa legge, col tempo emergerà con tutto il carico di problemi che la dipendenza da droghe, anche leggere, comporta.
Per questo in Senato ci opporremo alla legge, contestandone le molteplici mezze verità, che se da lontano attraggono come se brillassero di luce prima, da vicino mostrano tutto il carico di pericolosità, sul piano economico-culturale oltre che socio-sanitario.
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