DOPO IL SENATO ANCHE LA CAMERA APPROVA IL DDL INTERCETTAZIONI: LE MISURE PRINCIPALI (OLTRE LE POLEMICHE)
È passato in sordina dopo il clamore dello scontro in Parlamento tra Governo e opposizioni su riarmo e Manifesto di Ventotene, ma nella notte la Camera ha approvato in via definitiva il ddl Intercettazioni imponendo per legge d’ora in poi la durata massima – salvo deroghe ed eccezioni – di 45 giorni per mantenerle presso gli i vari reparti di Procura e polizia giudiziaria. Dopo l’approvazione del Senato negli scorsi mesi, l’importante pilastro della riforma sulla Giustizia trova la piena concordanza del Centrodestra nel Governo Meloni: 147 voti Sì, 67 No, il ddl Intercettazioni viene approvato e diventa così legge dello Stato nel modificare la disciplina di questo importante strumento di indagine.
La proposta maturata e modificata in Commissione trova la firma del deputato di Forza Italia Pierantonio Zanettin e punta alla modifica dell’articolo 267 del codice di procedura penale: il testo prevede nello specifico che le intercettazioni ambientali possono avere una durata non superiore i 45 giorni di norma, ma viene salvaguardata la possibilità di estendere eventualmente la durata solo se comprovato (dal giudice) un’indispensabilità delle operazioni di intercettazione, e comunque anche qui con una tempistica che sia sempre «giustificata dall’emergere di elementi specifici e concreti».
A differenza di quanto lamentato dalle opposizioni, che da mesi contestano il Governo Meloni per l’impianto di base del ddl Intercettazioni e in generale per la riforma Nordio sulla giustizia, la nuova legge non va a modificare la durata completa delle intercettazioni sui reati “eccezionali” come terrorismo, mafia, traffico illecito rifiuti, criminalità organizzata, minaccia e reati informativi. In questi casi, lo ripetiamo, la legge parla di 40 giorni massimo di durata, prorogabili per altri 20 giorni senza un limite massimo complessivo (dunque può essere rinnovato di continuo, se necessario).
LE REAZIONI E IL MECCANISMO SULLE INDAGINI CON LE INTERCETTAZIONI
Secondo il parlamentare e responsabile del Ddl Intercettazioni, Zanettin, la legge è un punto di accordo tra diritto di indagini e privacy, permettendo la vera essenza con cui era nato questo strumento: «le intercettazioni devono cercare la prova del reato, non il reato». Il concetto delle intercettazioni a “strascico”, sostiene il Governo con il Ministro della Giustizia e il gruppo parlamentare compatto, deve finire e questo nuovo ddl punta proprio alla svolta in senso liberale dell’istituto dell’intercettare.
Per il resto, permangono le modalità canoniche delle intercettazioni: le decide il pm inquirente, che firma metodo e durata della “spia ambientale” o su controllo telefoni, ma comunque il registro non può superare i 45 giorni salvo in caso di reati gravi e/o gravissimi. Come spiega il “Corriere della Sera” analizzando il contenuto degli articoli di legge, nel momento in cui si stabilisce un’intercettazione “tra presenti” per un delitto di criminalità organizzata, allora viene ammessa anche se non v’è motivo di ritenere che nei luoghi vi si stia svolgendo attività presunta criminale.
Secondo il Partito Democratico, la legge approvata dal Governo in Parlamento è un pieno «furore ideologico» della destra che rischia così di mettere in pericolo «le indagini per i reati gravi»; stessa linea per AVS e centristi, con l’ex procuratore antimafia De Raho (M5s) che accusa Nordio di aver inserito un termine di tempistiche rilevanti, «non sanno cosa vuole dire portare avanti le indagini». In maniera durissima, il parlamentare 5Stelle accusa il Governo di aver dato una sorta di «immunità ai delinquenti». Secondo invece il viceministro della Giustizia Sisto, il ddl Intercettazioni non limita in alcun modo le indagini, ma anzi le dispone con più regolarità e promuovendo intercettazioni nei casi effettivi.
In ultima analisi, il deputato di Forza Italia (ed ex Azione) Enrico Costa, la norma rende giustizia ad una «civiltà giuridica liberale» di buon senso: non solo, nel testo di legge è stato approvato un suo ordine del giorno che impone nel caso delle intercettazioni l’accertamento obbligatorio della piena “genuinità” delle voci, per capire ovvero se siano prodotti da sistemi di AI o reali.