Non serve una nuova legge“: lo afferma la Cei parlando del ddl contro l’omofobia all’attenzione del Parlamento. L’agenzia Ansa riporta il commento della Conferenza Episcopale Italiana sul ddl omofobia, invocato da molti come necessario: i vescovi sottolineano invece che “esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio” e dunque non sarebbe necessaria una nuova legge di contrasto all’omofobia.



“Questa consapevolezza ci porta a guardare con preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro i reati di omotransfobia” perché “un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide“. Per gli oppositori del ddl omofobia infatti questo disegno di legge agirebbe come un “bavaglio” alle opinioni che possano essere in ogni modo etichettate nella categoria dell’omofobia.



Da più parti nel mondo cattolico si è fatto notare ad esempio che citare la Bibbia, soprattutto nel Vecchio ma anche nel Nuovo Testamento, potrebbe portare già a una denuncia se si applicasse in modo integralista l’eventuale nuova legge che scaturisse dal ddl omofobia. Insomma, lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica potrebbe andare fuori legge e la domanda è: un prete o un catechista sarebbe a rischio per il solo fatto di esporre la dottrina cristiana o la Parola di Dio?

DDL OMOFOBIA, LA POSIZIONE DELLA CEI

La Cei ora si muove in modo esplicito, ricordando che tutto quanto è reato è già punito dalle leggi. L’aggravante dell’omofobia – osservano alcuni fra gli oppositori – creerebbe una paradossale “discriminazione fra discriminati”, perché un gesto (dagli insulti alla violenza vera e propria) compiuto contro un omosessuale diventerebbe più grave dello stesso medesimo gesto compiuto contro altri gruppi soggetti a discriminazioni, dalle minoranze razziali ai disabili.



Il timore è dunque appunto che la vera finalità del ddl omofobia sia quella di imporre un “pensiero unico” sulle questioni legate alla sessualità, di cui in questi giorni sta facendo le spese persino J. K. Rowling, l’autrice di “Harry Potter” (tra l’altro generalmente considerata vicina al mondo LGBT), “colpevole” di avere ricordato la differenza tra donne biologiche e transessuali.

La Cei ribadisce dunque in modo forte la sua contrarietà a ogni forma di discriminazione che sono “violazioni della dignità umana” da contrastare senza mezzi termini, ma nell’ordinamento giuridico del nostro Paese “non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni”. La Cei denuncia dunque il rischio che con il ddl omofobia si voglia “colpire l’espressione di una legittima opinione“, in particolare quella secondo cui una famiglia esiga un papà e una mamma per essere tale: introdurre un reato d’opinione limita “la libertà personale le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso”.