È rinviato a dopo Pasqua, per l’assenza del Governo, l’inizio del dibattito sulla legge “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita” in Commissione congiunta Giustizia e Sanità del Senato. I due relatori sono Pierantonio Zanettin (FI), per la Commissione Giustizia e Ignazio Zullo (FdI), per la Commissione Sanità e lavoro. Il ddl in questione è del tutto analogo alla legge Bazoli, approvata alla Camera dei deputati nella precedente legislatura, con il voto compatto delle attuali opposizioni: Pd e M5s, con 253 voti a favore e 117 no, i voti un po’ meno compatti del centrodestra: Lega, FI e FdI. La caduta del Governo Draghi bloccò l’iter di approvazione della legge, che comunque appariva tutt’altro che scontata, data la composizione del Senato di allora, con un centrodestra più forte e determinato.
Nell’opinione generale questo disegno di legge è ancora oggi conosciuto come una norma che aprirebbe le porte all’eutanasia, o se si preferisce al suicidio assistito, permettendo alle persone che si trovano in determinate condizioni di togliersi la vita, usufruendo dei servizi della sanità pubblica. Sono note a tutti le conseguenze dell’approvazione di una legge di questo tipo in Paesi come l’Olanda e il Belgio, il Canada, dove la prudenza iniziale viene presto travolta dall’evoluzione dei fatti, con l’estensione della morte, medicalmente assistita, ma tutt’altro che volontaria, a pazienti depressi, con Alzheimer o altre forme di demenza senile, e perfino a minori. Le richieste di morte sono in aumento costante, senza che ci sia un investimento significativo nell’offerta di servizi di ben altro tenore a questi pazienti e alle loro famiglie.
Si tratta di dati che non possono essere ignorati. In Olanda nel 2020 sono morte con l’eutanasia 6.938 persone, il numero più alto mai raggiunto. Si tratta di un aumento dei casi del 382% rispetto ai 1.815 del 2003 e del 9% rispetto ai 6.361 del 2019. Un decesso su 25 è ormai causato dall’eutanasia, che rappresenta il 4,12% di tutte le morti. Nell’ultimo rapporto 2023 sull’eutanasia in Olanda almeno 5 persone sotto i 30 anni hanno avuto l’ok a morire perché soffrivano di autismo. Sempre in Olanda si parla anche di eutanasia di coppia e si sottolinea il cambiamento culturale che si sta creando in Occidente, innescato dalla liberalizzazione del desiderio di morte. In altri termini la morte genera altre morti.
Alla ripresa del dibattito parlamentare vi è comunque l’esigenza di sgombrare il campo dall’obbligo che graverebbe sul Parlamento dopo la sentenza della Corte costituzionale 242/2019, che invece non ha imposto nessun vincolo, né avrebbe potuto farlo, perché la Consulta non ha il potere di fissare ex ante i contenuti di un atto legislativo. Il potere legislativo compete al Parlamento, l’unico delegato a rappresentare il popolo italiano, come stabilisce l’articolo 67 della Costituzione. Il Parlamento è sovrano nelle sue decisioni. Ma non si può negare che ci sia un forte pressing che si esercita su di esso, soprattutto sui partiti di opposizione, che sembrano particolarmente sensibili davanti a due istanze: da un lato il diritto all’autodeterminazione, che sembra non conoscere più nessun vincolo, e dall’altro il senso della pietas, che rende insopportabile assistere al dolore dell’altro, senza intervenire per sopprimere questo dolore, o nell’alternativa il paziente stesso.
D’altra parte da molti mesi circola nelle diverse Regioni italiane un disegno di legge, a schietta impronta eutanasica, fortemente voluto dalla sinistra radicale, che utilizza come giustificazione per il suo accanimento normativo una presunta resistenza del Parlamento a legiferare su di una materia fortemente controversa. Si direbbe che l’unico punto su cui convergono i partiti dell’opposizione sia proprio l’eutanasia, intesa come norma-bandiera da portare avanti comunque e in qualsiasi circostanza, con una presunzione ideologica che non si ferma neppure davanti alle ripetute bocciature regionali.
La norma ha 11 articoli e prevede che la persona, per far richiesta di morte volontaria medicalmente assistita, dovrà essere affetta da una patologia irreversibile con prognosi infausta o in condizione clinica irreversibile che cagioni sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili. Dovrà aver intrapreso un cammino di cure palliative, successivamente interrotto o rifiutato, e dovrà essere tenuta in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale. È prevista l’obiezione di coscienza per i medici. C’è tutta l’intenzione di porsi in continuità con quanto stabilito dalla legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento (legge 219/2017), di cui la stessa Corte Costituzionale ha riconosciuto l’ambigua apertura al suicidio assistito, nel momento in cui rende possibile il rifiuto della nutrizione e dell’idratazione, ignorando il fatto che siano veri e propri sostegni vitali. E in realtà la legge sulle DAT sarebbe più che sufficiente a soddisfare molte richieste dei pazienti, se venisse declinata tenendo contestualmente conto della legge 38 sulle cure palliative e della sentenza della Corte Costituzionale. La legge 38 prevede non solo la somministrazione di cure palliative con un approccio fortemente personalizzato, ma anche una vera e propria lotta al dolore, con una revisione della normativa sugli antidolorifici fino a parlare di Ospedali senza dolore. Eppure la forza innovativa di questa legge, nata e pensata per venire incontro alle esigenze dei pazienti e dei loro familiari, riducendo fino ad azzerarle le richieste di morte volontaria medicalmente assistita, non è mai stata attuata nella sua pienezza e nella sua forza propositiva, preferendo piuttosto accogliere il desiderio di morte di pazienti, che esplode quando si sentono soli e temono di essere di peso per i loro familiari. Il desiderio di morte sembra avere un maggior diritto di asilo di quanto non ne abbia il desiderio di vivere e di vivere dignitosamente, con la giusta assistenza medica.
Assistere al dibattito su questa proposta di legge che pone il desiderio di morte in pole position dimenticando il desiderio di vivere di milioni di persone e su questo fronte dirotta risorse economiche e organizzative, valoriali e professionali del SSN, non può che lasciare perplessi, e speriamo che all’accanimento di morte dell’opposizione risponda l’attuale maggioranza con proposte concrete, efficaci e vitali, a sostegno della volontà di vivere dei pazienti molto più che non della loro volontà di morte.
La morte arriverà certamente, prima o poi. I medici si preoccupino della vita dei loro pazienti e della sua qualità, che in gran parte coincide con la dignità a cui ogni uomo ha diritto in un rapporto di solidarietà affettiva ed effettiva. L’opposizione cerchi altri temi su cui compattarsi e vada oltre la sua stessa volontà di eutanasia.
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