Quando si parla di Intelligenza artificiale l’importante è correre e il nostro Governo, primo in Europa, si adegua sfornando il suo disegno di legge. Scorrendo gli articoli si ha la sensazione che l’urgenza abbia prodotto una proposta che tenta di coprire tutte le implicazioni connesse all’IA, ma senza entrare nel dettaglio.



Si tratta di una proposta e quindi siamo soltanto all’inizio e c’è modo e tempo per intervenire, anche se inevitabilmente l’iter di questa norma dovrà andare in parallelo a quello del Regolamento europeo in una materia che ancora lo scorso 21 aprile ha subito qualche aggiustamento. Sarebbe stravagante se alle fine ci ritrovassimo per le mani una legge che finirebbe per subire modifiche nel momento stesso in cui entra in vigore. Detto questo, trovo che la notizia sia costituita dall’entità dell’impegno economico che profonderà il nostro Governo attraverso Cassa depositi e prestiti. Come in effetti potrebbe essere proprio la promessa dalla nostra Premier di mettere sul piatto un miliardo di euro ad avere spinto il Governo ad agire con tanta solerzia.



Troviamo così nel testo l’affermazione che l’impegno sarà effettivamente “fino a un miliardo di euro”: questo significa che potrebbe essere di meno, ma non di più. Per quanto sia vero che “qualcosa è meglio di niente” sembra che per competere in questo settore ci voglia ben altro. Basterebbe ricordare che la sola Microsoft ha investito 13 miliardi di dollari in OpenAI e per il prossimo futuro intende metterne sul piatto altri 100. Aggiungiamo a questi qualche altra decina di miliardi dollari che la casa di Redmond sta spendendo in giro per il mondo, dalla Francia al Giappone passando per gli Emirati Arabi, per entrare nel capitale delle imprese locali impegnate nello sviluppo di Intelligenze artificiali. Su una linea non diversa si muove Google.



In buona sostanza, ancora una volta si ribadisce il divario tra la forza delle Big Tech e quella di uno Stato. Se l’Italia mette sul piatto un “misero” miliardo è bene ricordare che l’intera Unione europea prevede investimenti per 20 miliardi di euro l’anno in questo decennio ovvero circa 120, quindi meno di quanto farà la sola Microsoft. In questo senso l’unico strumento che gli Stati possono mettere in campo per contenere lo strapotere di queste entità (faccio un po’ fatica a considerarle semplici aziende) è la normazione. Per questa ragione il fatto che il Regolamento europeo sulla IA diventerà applicabile due anni dopo la sua entrata in vigore (un’era geologica) mi sembra un atto di arroganza, il cui sottostante è la speranza di tornare a competere per la sovranità tecnologica.

Quella che stanno combattendo tutti gli Stati è una vera e propria guerra per la conservazione del potere e quindi per la loro sopravvivenza. Nel caso dell’Intelligenza artificiale temo che abbiano scelto il terreno sbagliato, le armi sbagliate, l’esercito sbagliato. Difficile vincere.

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