La situazione è ormai diventata insostenibile. Le carceri italiane a fronte di una capienza regolamentare di 51.144 detenuti ne ospitano 61.351. Al sovraffollamento si aggiungono molte altre criticità tra cui: carenza di personale (educatori e assistenti sociali), frequenti tensioni e violenze per l’insufficiente numero di agenti di polizia penitenziaria (il caso Beccaria di Milano è notizia di questi giorni), mancanza di opportunità lavorativa per i detenuti. Prima conseguenza di questa situazione è l’aumento dei suicidi: 32 in quattro mesi a fronte dei 70 in tutto il 2023.



Qualcosa bisogna fare per affrontare questa emergenza. In Parlamento è in discussione l’approvazione di un provvedimento che cerca di dare una prima risposta al problema. Si tratta del ddl che Roberto Giachetti, deputato di Italia viva, presentò al Parlamento già un anno e mezzo fa, ma che solo adesso è stata presa seriamente in considerazione. Consiste in questo. Già oggi l’ordinamento penitenziario contempla la concessione della “liberazione anticipata”, beneficio che prevede che i detenuti che hanno partecipato al percorso rieducativo in carcere possono godere di una riduzione di pena: ogni sei mesi di buona condotta viene concesso uno sconto di pena di 45 giorni sulla carcerazione residua (tre mesi ogni anno di buona condotta, quindi).



La proposta consiste nell’aumentare – per i prossimi due anni e, ciò che più conta, con effetto retroattivo a partire dal gennaio 2016 –, a 70 giorni la riduzione di pena ogni sei mesi di buona condotta (e quindi scontare dalla carcerazione residua quattro mesi e venti giorni per ogni anno di detenzione scontata positivamente).

Secondo gli esperti, grazie a questo provvedimento verrebbero scarcerati oltre 5mila detenuti.

Per i suoi detrattori questa proposta non solo è criticabile perché non risolve realmente il problema delle carceri, ma addirittura comporterà un aumento della criminalità, perché rimetterà in circolazione numerosi delinquenti (mafiosi e non) anche se non ravveduti o pentiti.



Ma questo non è vero. Otterranno lo sconto di pena, infatti, solo quei detenuti che già hanno meritato il beneficio nella misura ridotta e che, quindi, educatori e magistrati di sorveglianza hanno già riconosciuto essere soggetti che hanno partecipato positivamente all’opera di rieducazione. Inoltre verranno scarcerati coloro che sono prossimi al fine pena e che quindi hanno sostanzialmente già pagato gran parte del loro debito con la giustizia.

Non sarà questa legge che risolverà il problema delle nostre carceri, ma certo consentirà di far fronte, almeno in parte, all’emergenza sovraffollamento. Occorrerà poi seriamente pensare a soluzioni strutturali quali l’introduzione di norma che favoriscono il ricorso alle misure alternative al carcere e l’aumento degli organici della magistratura di sorveglianza, degli educatori e degli assistenti sociali.

La speranza è che il ministro della Giustizia si metta all’opera anche in tal senso.

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