Conoscere la realtà dell’affidamento, raccogliendo dati certi, avere un quadro davvero aggiornato della situazione. Questo, in grande sintesi, l’obiettivo a cui mira uno schema di disegno di legge “Disposizioni in materia di tutela dei minori in affidamento”, che è stato di recente presentato al Consiglio dei ministri ed è pronto per avviare l’iter parlamentare. Gli strumenti a cui il Ddl si affida sono un nuovo Osservatorio e due registri – uno a livello nazionale e l’altro a livello dei tribunali ordinari o dei minori – che censiscono “gli istituti di assistenza pubblici e privati, le comunità di tipo familiare e le famiglie affidatarie” e i minori qui collocati. La nuova misura legislativa ha ricevuto da parte delle associazioni familiari osservazioni e anche richieste di chiarimento sulle finalità espresse dalle disposizioni del Ddl. Un’attenzione doverosa, che richiama gli interlocutori istituzionali a un dialogo e un confronto indispensabili su un tema che tocca così direttamente minori e famiglie.
Il disegno di legge si propone di intervenire a tutela di tutti i minori collocati fuori dal proprio nucleo di origine, quindi parla di affidamento in senso ampio, non solo di quello familiare. Emerge dalle disposizioni l’intenzione di verificare eventuali anomalie e storture, ma non può a nostro parere permanere un pregiudizio negativo o un discredito in particolare nei confronti dell’affidamento familiare. Come Famiglie per l’Accoglienza, facendo esperienza di quest’ultimo, conosciamo quali difficoltà e problematiche si incontrano, e tuttavia che straordinaria opportunità rappresenta per tante situazioni, sia per i bambini che per le famiglie.
L’enfasi sulla tutela come controllo non può cancellare la necessità di dare sostegno a un’esperienza che, pur nell’estrema diversità dei singoli percorsi, realizza una vera solidarietà tra famiglie e, insieme, il diritto del bambino e del ragazzo a crescere in una famiglia, anche se non è quella di origine. Un farsi carico di chi accogliamo e della sua stessa realtà di origine, una possibile ritessitura umana e sociale attraverso il semplice gesto di aprire la propria casa.
È una sfida profondamente umana e nello stesso tempo un messaggio di speranza per la nostra società, da incentivare con fiducia. E proprio per questo l’affido familiare ha bisogno di essere meglio conosciuto e rilanciato, anche con una comunicazione adeguata e sincera, che ne possa abbracciare tutte le dimensioni, senza confondere le situazioni. Nel Ddl si parla, infatti, di istituzionalizzazione dei minori, definizione che riteniamo non si debba applicare alle comunità familiari e alle case famiglia. È essenziale riprendere consapevolezza che l’affido familiare ha natura preventiva e temporanea rispetto a certe lacerazioni della famiglia, prima che esse diventino definitive, e che ha quindi un valore positivo e costruttivo. In questo senso il nuovo Osservatorio introdotto dal Ddl dovrebbe essere uno strumento per promuovere questa esperienza.
A partire dall’esperienza in atto si sono generate, nel tempo, buone prassi e una riflessione culturale che, a nostro parere, vanno rilanciate come aiuto alle famiglie accoglienti, alle famiglie di origine e ai minori accolti. In questi anni, come associazione, ci siamo spesso trovati a fianco dei servizi sociali e degli operatori sul territorio, impostando un lavoro comune, che ha portato a proposte molto significative, come i percorsi di formazione congiunta tra operatori e famiglie.
Ma non si può tralasciare che dovrebbero essere assicurate adeguate risorse per sostenere i servizi sociali e le famiglie nell’affidamento familiare, aprendo alla collaborazione con altri soggetti, come il ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Insomma, torniamo a parlare dell’affidamento familiare, senza pregiudizi, lasciamo emergere l’esperienza vissuta di questa avventura umana, perché anche in sede normativa non si affievolisca il suo valore e la sua potenzialità di ricostruzione sociale.
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