ESITO PRIMA GIORNATA DDL ZAN

Si chiude in un nulla di fatto la prima giornata del Ddl Zan al Senato: no ad entrambe le pregiudiziali di costituzionalità sollevate, nessun accordo su testo condiviso e più che probabile “conta” tra i senatori nelle prossime settimane. Non sono bastati per il momento gli appelli lanciati da Matteo Salvini e Matteo Renzi, seppur diversi nei toni e su alcuni contenuti: «Io chiedo di superare gli steccati ideologici, guardandoci in faccia», ha spiegato in Aula il leader della Lega, «In un mese approviamo una norma di civiltà, tra Senato e Camera, il reato deve essere chiaro, togliamo dal campo quello che divide e rischia di affossare il ddl Zan».



La proposta della Lega vede l’aumentare delle pene per chi discrimina, ma «non tocchiamo i bambini e le scuole». Nell’intervento in Senato invece Renzi lancia ancora il guanto di sfida a tutti i partiti per non far affossare la legge ma anche per ottenere un accordo il più possibile condiviso: «Troviamo un accordo e approviamo una legge di civiltà, siamo ad un passo dal risultato ma così si va sotto». Martedì 20 luglio alle 12 scade il termine degli emendamenti sul ddl Zan, ma già la settimana prossima si fermeranno i lavori sul disegno di legge in quanto il Senato dovrà discutere del Dl Sostegni bis.



NO ACCORDI SUL TESTO, FISSATO CALENDARIO LAVORI SENATO

L’accordo non si è trovato neanche nella riunione con i capigruppo e così la seduta del Senato è stata ripresa, con il calendario dei lavori fissato per i prossimi giorni: oggi si discute sulle pregiudiziali di costituzionalità (fino alle ore 20), domani seduta invece dalle 9.30 fino alle 20 e giovedì dalle 9.30 fino al pomeriggio. Salvo dunque sorprese, si andrà alla conta in Aula nei prossimi giorni non essendo stata accettata la proposta di mediazione lanciata da Lega e Italia Viva; per presentare gli emendamenti ci sarà comunque tempo sino alle 12 di martedì prossimo, ergo, qualche giorno di ulteriore trattativa resta ancora ma le speranze di un testo condiviso restano ridotte al lumicino.

Al momento si discute e si vota sulla pregiudiziale di costituzionalità presentata dal senatore della Lega Simone Pillon: «Molti moderati hanno sollevato questioni tecniche molto seri. L’articolo 1 viola l’art. 3 delle audizioni, lo ha detto il presidente emerito della Corte Costituzionale Flick. Accanto al sesso vengono date altre caratterizzazioni della persona: genere e identità di genere. Non sono giuridicamente riconoscibili, sono definizioni filosofiche o antropologiche. Non hanno nulla di reale […] Ci si chiede se parlare contro le adozioni gay sarà ancora possibile o sarà istigazione alla discriminazione». L’aula è incandescente e Pillon in risposta alle critiche di Pd, M5s e LeU replica «Lo strumento penale non dovrebbe educare il popolo».

SUBITO BAGARRE AL SENATO SUL DDL ZAN

Urla, minacce (politiche), mascherine arcobaleno, litigi nella maggioranza e seduta sospesa in meno di un’ora: è successo di tutto al Senato tra le 16.30 e le 17.30, risultato ora l’Aula è stata sospesa dall’intervento della Presidente Casellati dopo aver convocato una riunione dei capigruppo per poter trovare un possibile accordo sul testo condiviso del Ddl Zan. La relazione iniziale del Presidente della Commissione Giustizia Ostellari ha agitato gli animi nel Centrosinistra, accusando tanto la Lega quanto la stessa Casellati di voler perdere tempo facendo affossare la legge: «C’è già un clima incandescente, decido io poi, ora stabilisco l’elenco degli interventi, avevo fatto io bene a convocare la capigruppo. La decisione ultima la prendo io», reagisce la Presidente del Senato replicando a Pd (Mirabelli) e LeU (Grasso) i quali avevano accusato Ostellari di falsità, «Non accetto strumentalizzazioni».

Il senatore leghista aveva in precedenza chiesto altri 15 giorni di tempo per trovare in Commissione un testo unitario e condiviso che possa andare oltre le problematiche finora emerse, «Io non sono chiamato a esprimere rilievi ideologici. Nel testo ci sono problemi tecnici-giuridici». Centrodestra punta al dialogo con i capigruppo, sostenuto anche da Davide Faraone di Italia Viva: «Sembra un incontro di wrestling a favore di telecamere. Bisogna capire se possiamo trovare una mediazione per tutelare persone che soffrono. Proporremo le nostre conclusioni in capigruppo», ha detto prima della sospensione del Senato. Ira invece dai banchi del Pd e del M5s che attaccano gli altri gruppi ritenendoli responsabili nella possibilità di affossamento del disegno di legge Zan.

LE POSIZIONI DEI PARTITI

La Lega con Fratelli d’Italia puntano al rinvio in Commissione Giustizia del Ddl Zan, chiedendo più tempo per non far naufragare l’intera legge e per non farla passare con l’attuale testo di base considerato «liberticida» da Salvini e Meloni. Al momento i voti favorevoli al testo così com’è si attestano su una forbice tra i 130 e i 145 sì: questi numeri che da soli, senza Italia Viva (17 senatori), sarebbero insufficienti a blindare il testo. «Liberi di essere liberi, liberi di pensare. No ddl Zan», è lo striscione apparso fuori da Palazzo Madama con il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni in testa.

«Presenteremo una pregiudiziale di costituzionalità già questo pomeriggio – ha spiegato il vice presidente del Senato Ignazio La Russa – perché questa legge è incostituzionale». La medesima pregiudiziale viene presentata anche dalla Lega che pure con il presidente Ostellari resta in “campo” con la proposta di mediazione presentata una settimana fa. Nella conferenza stampa convocata alla Camera, il leader di Italia Viva Matteo Renzi lancia un appello a tutti i partiti, cominciando dal Pd: «Sul ddl Zan la posizione di chi vuole mettere bandierine non produce il risultato, se facciamo un passo in avanti e portiamo un testo nella direzione dello Scalfarotto, altrimenti si va al voto segreto che è una incognita». Nel voto del calendario vi erano 11 voti di distanza – ricorda ancora l’ex Premier – mentre nel voto segreto «ne bastano sei e la legge muore, il mio suggerimento è ricordarsi che siamo parlamentari, se portiamo lo spirito di unità portiamo a casa la legge, altrimenti salta tutto». Infine l’invito fatto alla Lega dal collegamento con Agorà Estate stamane, con Renzi che dice «non fare passi indietro: avete fatto una proposta, quella di Ostellari, che è un passo in avanti per la storia della Lega, è molto diversa da quello che ci aspettavamo e quindi è positiva. Certo non è una soluzione perchè lascia fuori le persone transessuali, ma è comunque un punto molto positivo».

DDL ZAN ARRIVA AL SENATO: COSA SUCCEDE OGGI

Inizia la “maratona” sul Ddl Zan: oggi pomeriggio alle 16.30 arriva al Senato (diretta video streaming dal canale YouTube qui a fondo pagina, ndr) per l’inizio della discussione il testo base del disegno di legge contro l’omobilesbotransfobia, dopo uno scontro durato mesi in Commissione Giustizia tutt’altro che risolto visto il quasi certo fallimento delle trattative tra i capigruppo per arrivare ad un testo condiviso da tutta la maggioranza. il leghista Ostellari stamane tenta l’ultimo blitz per trovare una convergenza sulle modifiche al testo presentate la scorsa settimana e appoggiate anche da Italia Viva, ma Pd-M5s-LeU fanno muro contro muro e intendono portare in aula il testo già approvato in maggioranza alla Camera.

«Alle 15 si prosegue con la discussione in Commissione, poi si va in Aula dove la presidente Casellati mi chiederà se ho una relazione, io riferirò in base a quanto svolto, negli ultimi giorni e anche nelle ultime ore», spiega Ostellari all’Adnkronos, rivelando la strategia che la Lega porterà nelle prossime ore per evitare l’approdo in Aula con i punti “nodosi” ancora presenti negli articoli 1, 4 e 7 del Ddl Zan. «Ci sono vari inviti al dialogo, anche oggi (vedasi Matteo Renzi, ndr). Sta a noi, dobbiamo solo decidere come proseguire il lavoro. E’ chiaro che la Commissione non è in grado di terminare i lavori entro martedì (oggi, ndr)»; Ostellari poi conclude, «L’idea di lasciare terminare il nostro lavoro, stabilendo tempi brevi e certi non è fuori regolamento, né straordinaria. Io sono ottimista di natura, anche per bilanciare il pessimismo che molti mostrano». Tradotto, il Centrodestra punta all’extratime in Commissione per provare a limare le differenze presenti, ma dal Pd la risposta finora è stata “picche”.

LO SCONTRO TRA I CAPIGRUPPO

Lo scontro è accesissimo e già stamane in Commissione Giustizia al Senato i capigruppo dei singoli partiti si attaccano in merito alla possibile, ormai quasi del tutto naufragata, mediazione sul testo del disegno di legge Zan: «La Lega non vuole il ddl Zan, la mediazione è una presa in giro», attacca Simona Malpezzi del Pd, trovando subito la fredda risposta di Stefano Candiani (Lega), «L’articolo 4 del Ddl Zan limita la libertà di espressione. Renzi farà giochi da sottobanco per guadagnarci politicamente, in funzione di qualche nomina qua d là». Poco prima infatti Matteo Renzi aveva di fatto confermato sulle agenzie che Italia Viva presenterà emendamenti al Ddl Zan in quanto non convinta da alcuni passaggi e per evitare di vederla affossata in Aula dal voto segreto, ma «Non vogliamo un ritorno del ddl Zan in commissione».

Lo scontro si accende poi sull’articolo 4 del disegno di legge, ovvero quello che metterebbe a rischio il libero pensiero secondo il Centrodestra e anche autorevoli giuristi intervenuti nelle scorse settimane in maniera “bipartisan”: «Con l’articolo 4 si è liberi di dire, ad esempio, che deve esistere solo la famiglia tradizionale. Non si può dire però che ammazzeresti chi non ha una famiglia tradizionale», difende la legge la Dem Malpezzi attaccando la Lega che alla Camera in Aula aveva emendato quell’articolo trattandolo come “salva-idee”, «Oggi Candiani ci dice che quell’articolo lede». Il Carroccio nel vedere ormai fallita ogni mediazione, inizia quella battaglia promessa a suo tempo dal capogruppo Romeo per evitare che l’attuale testo di legge possa essere approvato in Parlamento: «È pieno di tribunali che agiscono ideologicamente. Noi chiediamo l’abolizione della Mancino, che è una legge liberticida. Si rischia di partire da un principio di cittadini per arrivare a una discriminazione tra cittadini nelle aule giudiziarie». Il Centrosinistra accusa la Lega e il presidente della Commissione Giustizia Ostellari di fare «ostruzionismo», il Carroccio replica invece che il problema centrale riguarda la potenziale venuta a meno di alcuni diritti: «libertà di insegnamento, libertà di espressione. Il PD è arrogante e non rispetta quello spirito di unità nazionale chiesto dal presidente Mattarella. Volete creare tensioni all’interno del governo Draghi».

GLI SCENARI PER IL FUTURO DEL DDL ZAN

Gli scenari possono essere molteplici e forse nel pomeriggio potrebbero almeno essere più “chiari” o “definiti” per capire cosa aspetterà il Senato nei prossimi giorni (o forse anche nei prossimi mesi). Il problema è rappresentato per Alessandro Zan e il Pd nella non certezza di avere tutti i numeri per superare indenne la prova dell’Aula di Palazzo Madama qualora si arrivasse ad un voto segreto: i “franchi tiratori” potrebbero affossare definitivamente la legge Zan e, come spiega Renzi, questo può essere evitato solo scendendo a patti con Lega e Forza Italia in merito ad alcuni punti del disegno di legge ancora modificabili. «Con un accordo, la legge Zan verrebbe approvata in Senato in due giorni», spiega il leader di Iv lanciando una nuova frecciata al comportamento del segretario Pd Letta, «Vogliamo portarla a casa o vogliamo fare una battaglia di principio? Perché se si vuole trovare un accordo lo si fa, se si vuole andare alla conta dei voti per far contenti quelli che vogliono la bandierina, tenete la bandierina, ma se poi si va sotto sapete di chi è la colpa». Parte dei Dem (Marcucci, Giachetti e pochi altri) spinge per un compromesso, ma la segretaria Letta per il momento non ammette repliche e punta dritto per l’arrivo al Senato e il voto il più breve tempo possibile (dunque prima dell’estate). Se dovesse fallire oggi il tentativo di mediazione della Lega per un ritorno in Commissione del testo, gli scenari potrebbero vedere quanto segue:

– presentazione emendamenti a “fiume” dalla Lega, ma anche da Italia Viva e Forza Italia

– forzatura della maggioranza Pd-M5s-Leu per puntare subito al voto, con rischio però di andare sotto con il voto segreto

– rinvio a dopo l’estate per evitare di bloccare l’Aula del Senato nelle prossime 2 settimane dove sono attesi numerosi voti essenziali e improrogabili per i piani del PNRR e del Recovery