Le accuse di ingerenza, gli insulti sui sociali, i Gesù in forma LGBT nei Gay Pride dello scorso weekend, e poi ancora le immagini del Papa calpestate e gli attacchi durissimi contro i politici e le figure nel panorama culturale che si sono permesse di contestare (in parte o integralmente) il Ddl Zan contro l’omobilesbotransfobia: parla a loro il filosofo e politico cattolico Rocco Buttiglione quando all’Adnkronos commenta «Il ddl Zan manifesta una pericolosa intolleranza da parte non degli omosessuali, ma di alcuni attivisti Lgbt, che sembrano non voler ascoltare le ragioni degli altri. Esistono già norme che puniscono la violenza omofoba».



Un lungo “j’accuse” quello avanzato dall’ex parlamentare che nel 2004 fu costretto a rinunciare al ruolo di Commissario Europeo per la divenuta famosa frase proferita all’Europarlamento, «I may think, io posso pensare, ovvero, anch’io ho il diritto di pensare che l’omosessualità sia un peccato ma questo non ha nessun effetto sulla politica». Secondo Buttiglione il provvedimento approvato alla Camera e in forte discussione ora al Senato – per di più dopo la “Nota Verbale” del Vaticano che ha aumentato il “vespaio” sopra il disegno di legge a firma Alessandro Zan – va oltre quanto in realtà già esisterebbe i Costruzione, ovvero norme (la Legge Mancino, ndr) che puniscono la violenza omofoba e le discriminazioni sulla sfera sessuale.



L’INTOLLERANZA DEL DDL ZAN

«Il rischio invece è che alcuni magistrati ideologizzati arrivino a condannare l’opinione come se fosse incitamento alla violenza», insiste Rocco Buttiglione nel colloquio odierno con l’Adnkronos. Il provvedimento discusso in Parlamento, inoltre, non risolverebbe affatto l’emergenza discriminazione: «c’è il problema di combattere la violenza omofoba, dubito che lo strumento sia una nuova aggravante penale: in Italia quando si vuol dare l’impressione di prendere una cosa sul serio, sempre si inventa un nuovo reato o una nuova aggravante». Le norme che già ora puniscono i “casi” affrontati dal Ddl Zan dovrebbero eliminare il problema posto dal disegno di legge in questione, eppure secondo Buttiglione sembra che «legge non sia più uguale per tutti [..] perché fare una norma specifica per gli omosessuali quando l’incitamento alla violenza è già punito da norme che, per la verità, un certo indirizzo giurisprudenziale ha lasciato cadere in disuso ma che comunque esistono?».

Secondo il filosofo cattolico il bisogno effettivo del Ddl Zan non v’è, dato che «certi comportamenti non si dissuadono con aggravanti penali, si dissuadono con una maggiore efficienza degli organi di Polizia nella sorveglianza prima e poi nella repressione: significa metterci del tempo, della fatica, dei soldi, meglio allora fare una norma che dà l’impressione di aver fatto qualcosa senza in realtà aver fatto niente, salvo mettere in pericolo la libertà di espressione». Tanti i punti affrontati da Buttiglione, tra cui l’inevitabile articolo che istituisce la celebrazione della Giornata contro l’omotransfobia con iniziative da organizzare nelle scuole: «vogliamo che ci sia una giornata in cui nelle scuole si propaganda che cosa? Il rifiuto della violenza? Benissimo. Una ideologia transgender che è messa in discussione da molti? Questo forse non è opportuno, sicuramente non unifica la popolazione italiana e le sue basi scientifiche sono più che dubbie». Illustrando la dottrina cristiana della realtà comunitaria e sociale, Buttiglione ribadisce come «Una società libera è una società in cui i peccatori hanno diritto di peccare e i parroci hanno il diritto di dire che il peccato è peccato». Chiosa finale sulla presunta ingerenza della Chiesa con la Nota Verbale avanzata lo scorso 17 giugno: «Il cardinale Parolin è intervenuto con parole sagge e misurate per mettere le cose al loro posto. Una comunicazione verbale, infatti, è praticamente una richiesta di informazioni, un invito a fare attenzione, non è un’intromissione».