LETTA VS RENZI, RISCHIO OSTRUZIONISMO CDX

«Calendarizzato il Ddl Zan. Quindi vuol dire che #iVotiCiSono. Allora, in trasparenza e assumendosi ognuno le sue responsabilità, andiamo avanti e approviamolo»: così su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta sfida apertamente Renzi e Italia Viva a votare il disegno di legge così come è, senza recepire la mediazione tentata da oltre un mese dal relatore Ostellari. «Ho fatto una proposta di sintesi – segnala il Presidente leghista della Commissione Giustizia – che aveva raccolto l’ok di Lega, Fi, autonomie, Iv, l’assoluta maggioranza del tavolo, ma si è voluto fare altro, noi eravamo per il dialogo, qualcuno ha detto di no». Ora il rischio concreto di ostruzionismo nella fase di discussione del ddl e voto a scrutinio segreto al termine sono i veri spauracchi per chi, come Italia Viva, intende approvare il Ddl Zan ma senza veder fallire il progetto di legge già tentato nella scorsa legislatura dal senatore Scalfarotto. Il 13 luglio infatti la Lega e il Centrodestra potrebbero dare “guerra” al disegno di legge qualora non vi sia un accordo trovato nei giorni precedenti con la restante parte della maggioranza di Governo (come auspicano in queste ore gli stessi renziani, infastiditi dall’atteggiamento del Pd): qualora poi l’ostruzionismo dovesse terminare, con rischio di settimane di tempo prima del voto finale, lo spettro dei numeri mancanti con il voto segreto resta immutato. «Vi state assumendo la responsabilità di avvelenare il clima della maggioranza, quel testo è divisivo», ha spiegato in Aula oggi Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega. E una sfida all’ultimo voto si profila all’orizzonte, con o senza un accordo preliminare.



FALLITE LE MEDIAZIONI, SI VA ALLA CONTA DAL 13 LUGLIO

Il Ddl Zan inizierà il suo iter al Senato il prossimo 13 luglio: l’Aula di Palazzo Madama non ha approvato la proposta di Lega e Forza Italia sulla calendarizzazione del disegno di legge anti-omofobia nella settimana del 22 luglio, né tantomeno la richiesta di Fratelli d’Italia di non calendarizzarlo proprio. Prevale la volontà del Centrosinistra – in particolar modo Pd-M5s-Leu – di portare lo scontro al Senato arrivando alla conta finale, sfidando in questo modo Italia Viva che ha votato Sì per la calendarizzazione al 13 luglio ma che si trova in netto disaccordo su alcuni punti del testo di legge: non è servita neanche la riunione dei Capigruppo con la Presidente del Senato Casellati per trovare un’ultima mediazione possibile, anche se l’impressione è che comunque saranno i prossimi giorni decisivi per capire se un accordo possibile tra Pd-Iv-Centrodestra si troverà oppure no.



«Letta insiste. Si andrà in Parlamento. Se la legge sarà affossata il nome di chi ha impedito che si arrivasse all’unità è Letta. Gli è stata proposta mille volte, anche dai renziani, una mediazione. Noi continueremo ad insistere sul dialogo anche da qui al voto», ha spiegato prima della diretta dal Senato il leader leghista Salvini. In Aula i responsabili di Pd (Malpezzi) e M5s (Cioffi) hanno attaccato la scelta dei renziani, sfidandoli a votare il testo così come è dopo il 13 luglio: di contro, netta l’opposizione di Bernini (Forza Italia), Romeo (Lega) e dello stesso Faraone (Iv), quest’ultimo ha ammesso di aver trovato comprensibile e auspicabile la proposta fatta dal relatore Ostellari sul Ddl Zan. «Il presidente Ostellari, accusanto ripetutamente di impedire la discussione, ci ha sottoposto una proposta che per noi è perfettibile, ma è una proposta che ha avvicinato le posizioni presenti in questo senato», ha detto in aula il portavoce dei senatori di Italia Viva, «Il presidente Ostellari aveva chiesto 24 ore per poter discutere della calendarizzazione. PD, M5S e LeU hanno detto no a far slittare la votazione del calendario di 24 ore». Per Romeo, «Volete approvare la legge così com’è, con un atteggiamento prendere o lasciare. Vi prenderete la responsabilità di avvelenare il clima politico della maggioranza. Non avete nemmeno voluto guardare la nostra proposta di legge [,..] Sull’ideologia gender non ci stiamo. Logiche di mercato non ne vogliamo. Se c’è il gender neutro è più facile vendere smalti agli uomini, questa è la verità». Nulla è servito, ogni mediazione è fallita e così da qui al 13 luglio la bagarre politica tutta interna al Governo Draghi è servita.



SI VA VERSO L’APPRODO AL SENATO IL 13 LUGLIO

Salta l’accordo, o meglio non si riesce a trovarlo: la calendarizzazione del Ddl Zan con ogni probabilità vedrà il prossimo 13 luglio la data finale per l’approdo del disegno di legge Zan, ma tra Italia Viva, Lega e Partito Democratico la quadra non è stata trovata. Alle 16.30 è previsto il voto sulla calendarizzazione al prossimo 13 luglio. Forza Italia e Lega hanno chiesto di rimandare invece il voto di 24 ore, proposta respinta da Pd, 5 stelle e Leu: Faraone e Unterberger hanno fatto già sapere che Italia Viva e le Autonomie voteranno sì al Ddl Zan in Aula il 13 luglio.

Quello però su cui non c’è il vero accordo è il contenuto del disegno di legge: alle modifiche del testo proposte da Ostellari e Faraone (Lega e Iv), Enrico Letta con M5s e LeU hanno risposto “picche”, ma resta il problema dei numeri per la maggioranza visto che senza i 17 voti dei senatori renziani il calcolo vedrebbe 141 Sì e 135 No al Ddl Zan. Ma basterebbero anche solo pochissimi “franchi tiratori” per far saltare definitivamente il progetto di legge contro l’omobilesbotransfobia: per questo Italia Viva continua nel pressing sui Dem per accettare alcune modifiche in modo da approvare lo stesso la legge senza farla saltare del tutto. «Il presidente Ostellari ha fatto un reale passo in avanti sia nel merito che nel metodo, si va seriamente avanti nella concreta volontà di trovare un’intesa. Pd e 5 stelle facciano adesso uno sforzo costruttivo e dimostrino di avere a cuore l’obiettivo di portare a casa la legge contro le discriminazioni omotransfobiche, evitando di proseguire per successivi strappi», ha spiegato Davide Faraone, trovando però ulteriore porta sbarrata nel resto del Centrosinistra. Ora si va alla conta in Aula, a questo punto quasi sicuramente – salvo sorprese in extremis – già dal prossimo 13 luglio: vero è che se nessun accordo ci sarà nella maggioranza, la discussione sul ddl Zan potrebbe richiedere diverse settimane visto l’alto numero di emendamenti che potrebbero essere presentati dal Centrodestra. Ad infiammare l’opinione pubblica in queste ultime ore sull’argomento anche lo scontro a distanza tra Matteo Renzi e i “Ferragnez”: qui tutti i dettagli e il “botta e risposta”

LE MODIFICHE LEGA-IV E IL RIFIUTO DEL PD

Si va alla “conta” al Senato: le modifiche del testo sul Ddl Zan proposte dal leghista Ostellari, apprezzate da Italia Viva, sono state definitivamente rifiutate e bocciate dal Partito Democratico: dopo la riunione con i Capigruppo, le parole del Dem Mirabelli non ammettono repliche, «La mediazione che ha proposto il presidente Ostellari è irricevibile. A noi non va bene, toglie l’identità di genere, non c’è nessuna tutela poi per la transfobia». I capigruppo avrebbero poi valutato l’ipotesi di uno spostamento del voto in Aula, previsto per oggi pomeriggio alle 16.30, che dovrebbe portare alla calendarizzazione del ddl Zan per il prossimo 13 luglio: spiega l’Adnkronos che a dare disponibilità allo slittamento di 24 ore ci sarebbe anche il capogruppo di Italia Viva, che avrebbe poi proposto la calendarizzazione per il 20 luglio, quando sarà concluso l’iter della Commissione Giustizia.

Ostellari, secondo quanto trapela dal vertice di stamane all’Adn, avrebbe proposto di «ridurre le audizioni e una discussione veloce del testo. Inoltre dal leghista è arrivata la proposta di emendamenti da qui a 3 giorni e invio a commissioni competenti per pareri». L’ipotesi finale è andare in Aula senza relatore con il voto distinto sulla proposta Ostellari e sul Ddl Zan “originario” (quello votato alla Camera). Tra le principali modifiche proposte dalla Lega e accettate da Italia Viva vi sarebbe anche quella sull’articolo 1 che non prevede definizioni ma solo finalità della legge, facendo sparire il concetto di “identità di genere”. Commentando l’evoluzione del dialogo politico, il capogruppo alla Camera per la Lega Riccardo Molinari sottolinea, «Il tempo ci dirà se fidarci o meno di Italia Viva. Sul ddl Zan abbiamo una visione comune perché siamo entrambi garantisti». 

VOTO OGGI AL SENATO SU CALENDARIZZAZIONE DDL ZAN

Alle ore 11 si riunisce oggi la riunione della Commissione Giustizia al Senato con l’unico ordine del giorno la calendarizzazione del Ddl Zan, il disegno di legge contro l’omobilesbotransfobia: il relatore e presidente (leghista) Ostellari tenterà una mediazione ormai ritenuta da tutti impossibile per far convergere tutti i partiti del Governo verso un testo condiviso. Al di là dell’accordo o meno che si riuscirà a trovare – ma Pd e M5s hanno già fatto sapere che non scendono a patti su questo Ddl con Centrodestra e Salvini – nel pomeriggio il Senato si riunisce (diretta video streaming sul canale YouTube, ndr) per votare la calendarizzazione effettiva del disegno di legge, data prevista il prossimo 13 luglio.

Dopo l’ok alla Camera nei mesi scorsi, lo scontro politico si fa sempre più acceso con diversi fronti ancora tutti aperti e sconvolti dalla mossa di Matteo Renzi nelle ultime giornate: il “lodo Faraone” presentato dal medesimo senatore di Italia Viva, pone di fatto alcune modifiche al testo Zan portando di fatto le lancette dell’orologio indietro di una legislatura con una base molto simile alla precedente proposta di legge a firma Scalfarotto (ex Pd, oggi renziano), tra l’altro firmata all’epoca anche da Alessandro Zan. La mossa non è piaciuta affatto al segretario Dem Enrico Letta che ha apertamente accusato Renzi e Salvini di voler sabotare la legge Zan, annunciando poi che i Dem non chiederanno «alcuno scrutinio segreto su nessun emendamento».

DDL ZAN, IL CONFRONTO RENZI-SALVINI-TAJANI

Renzi da par suo ribadisce che la maggioranza al Senato sul Ddl Zan attualmente non c’è, dato che vi sono 10-15 voti di differenza e che alcuni senatori («non quelli di Italia Viva, ma altri», afferma) potrebbero votare contro nello scrutinio segreto. «Non capisco la posizione di Iv – ha detto ieri il segretario Enrico Letta a ‘In Onda’ su La 7 – che ha fatto un lavoro di merito importante alla Camera, e insieme a Pd, Leu e M5s ha votato la legge alla Camera e improvvisamente ha cambiato idea. […] Basta con i giochetti, Italia Viva non si presti ai giochi della Lega». Altrettanto dura la replica di Faraone che a “Omnibus” reagisce alle critiche del Pd, «Letta prova a gettare fumo negli occhi ma non ci riesce: è una non notizia che non ci sia la richiesta di voto segreto dal Pd ma il segretario dem sa benissimo che bastano 20 senatori. Noi voteremo la calendarizzazione in aula del ddl come sempre abbiamo detto e non faremo mancare mai il nostro voto favorevole alla legge contro le discriminazioni omotransfobiche: se oggi però ci fosse l’intesa ci potrebbe essere un accordo politico per blindare il testo alla Camera. È chiaro che né IV né il Pd chiederanno il voto segreto ma qualcuno lo farà ed allora se il provvedimento sarà affossato in aula, avremo tutti fallito perché avremo lasciato senza tutele tante persone».

Zan stesso parla di «incrociare le dita» andando in Aula e la situazione si fa sempre più delicata, con il leader della Lega Salvini che chiede un’ultima volta un confronto e un accordo finale su un testo di legge “semplificato” che elimini gli articoli più spinosi (1,4,7), come del resto avanzato anche dallo stesso Renzi: in mattinata è previsto un confronto a tre fra il leader di Italia Viva, Salvini e il n.2 di Forza Italia Antonio Tajani per puntare a eliminare i riferimenti di «identità di genere, reati di opinione, attività contro l’omotransfobia a scuola», che ancora segnano la differenza tra i due fronti. Il fronte “numeri” a Palazzo Madama intanto preoccupa il Centrosinistra, anche perché al di là di voti segreti e possibili divisioni all’interno del Gruppo Misto (50 senatori in tutto), restano sempre decisivi i 17 voti di Italia Viva: al momento Pd-M5s-LeU-parte del Misto potrebbero raccogliere da 144 a 154 voti senza l’appoggio di Renzi, di contro il Centrodestra ne raccoglierebbe circa 149-160. La sfida insomma è apertissima e ancora una volta in questa legislatura sarà l’ex Premier fiorentino a rappresentare l’ago della bilancia imprevedibile.

GLI ARTICOLI CONTESTATI (1,4,7)

«Togliere quelli che anche secondo il Santo Padre sono passaggi critici – le scuole, i bimbi la cui educazione spetta a mamma e papà, i reati di opinione e a concentrarsi invece sulle punizioni di chi abusa o aggredisce due ragazzi o due ragazze che hanno tutto il diritto di amarsi. Spero che Letta e il Pd non insistano sulla loro strada solitaria perché rischiano di affossare definitivamente la legge»: così l’ultimo appello di Salvini prima dell’incontro con Renzi e Tajani, facendo ancora più imbestialire il Pd di Zan e Letta che invece tirano dritti per approvare la calendarizzazione del Ddl Zan (al 13 luglio) così come è nelle votazioni in diretta di questo pomeriggio. Tre i principali articoli contestati da Lega, Fdi, parte di Forza Italia e Italia Viva:

articolo 1: Ddl Zan definisce l’identità di genere «identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso». Il Centrodestra contesta l’affondo e chiede di fare riferimento solo al sesso biologico: ddl Ronzulli-Salvini parla di «aggravante omofobica ma non transfobica».

articolo 4 (estensione codice penale): Ddl Zan vieta oltre alle discriminazioni già presenti nella Legge Mancino, anche i motivi fondati su «sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità». Il Cdx chiede di aggiungere solo il motivo “sesso” dentro alle discriminazioni non permesse.

articolo 7 (Giornata nazionale contro l’omofobia): Ddl Zan istituisce il 17 maggio la giornata nazionale con attività da far organizzare a tutte le scuole pubbliche (paritarie e statali). Il Cdx invece contesta dicendo che limita questa giornata la libertà di pensiero e di opinione oltre a quella di educazione