E così a “fianco” di Fedez spunta anche Elodie nella lista di vip-influencer che si scagliano contro il Vaticano dopo la richiesta di modifica del Ddl Zan avvenuta con la mossa diplomatica della “nota verbale” al Governo italiano. La giovane e bella cantante, con un video su Instagram, ha lanciato di fatto una stoccata all’indirizzo della Chiesa, che ha attivato i suoi canali diplomatici inviando una richiesta formale per correggere la suddetta legge contro la omobilesbotransfobia (sostenendo che violerebbe il Concordato siglato nel 1984 tra stato italiano e Santa Sede). C’è da dire che, a differenza di Fedez, la cantante non ha citato espressamente né la proposta di legge né il Vaticano, ma le sue parole, in una giornata la cui agenda è dominata da questa questione, sono difficili da fraintendere. Ma cos’ha detto di preciso Elodie? Ecco la sua frase: «Oggi un ringraziamento speciale va ai miei genitori che non mi hanno battezzata, grazie».



Non è la prima volta che Elodie si scaglia contro il Vaticano su argomenti di questo tipo. In passato, ad esempio, l’ex cantante di Amici aveva commentato negativamente la decisione dello Santa Sede di vietare la benedizione delle coppie omosessuali. Sempre nelle scorse settimane, prima che il dibattito venisse infiammato dall’intervento di Fedez al Concertone del 1° Maggio, Elodie aveva messo anche nel mirino i parlamentari della Lega, colpevoli di osteggiare l’approvazione della legge: «Siete indegni, questa gente non dovrebbe essere in Parlamento, questa gente è omotransfobica», aveva tuonato in riferimento agli esponenti del partito di Matteo Salvini. (a cura di Dario D’Angelo)



LA BATTAGLIA PER I DIRITTI (A METÀ?)

La polemica corre da tutto il giorno con i social in primissima fila nel “condannare” o “difendere” la scelta del Vaticano di condurre una sfida diplomatica sul Ddl Zan, citando i commi del Concordato dove vi sarebbero delle violazioni. Dal centrosinistra al mondo ateo, dagli influencer fino agli artisti come Fedez ed Elodie che con modalità diverse spingono sullo stesso pulsante: la compressione dei diritti esercitata dalla Santa Sede che intende far naufragare un progetto di legge che invece è sinonimo di “libertà” e “indipendenza”. Sorprende però – notiamo con un filo di polemica – la presa di posizione contro la religione cattolica e la Chiesa di Roma in difesa «dei diritti universali», mentre in un altro frangente, con un’altra religione, il silenzio è sostanzialmente assordante. Stiamo parlando dell’orrendo caso di Saman Abbas, la 18enne uccisa e fatta sparire del suo cadavere dalla famiglia pachistana a Novellara (Reggio Emilia): non si ricordano levate di scudi – né da Elodie, ne dai tantissimi che in queste ore prendono posizione dura contro il Vaticano – contro quel modello ‘religioso’ che ha portato, alle estreme conseguenze, all’eliminazione di una giovane vita perché non in linea con i dettami islamici della famiglia. Intendiamoci, ognuno ha il sacrosanto diritto di dire e combattere le battaglie che ritiene più giuste: ma resta quantomeno singolare che davanti ad una dura presa di posizione contro il cristianesimo su una questione di “diritti”, si eviti di utilizzare il medesimo “criterio” per una vicenda assai decisamente più grave. Per di più non cogliendo il punto della vicenda, ovvero la contestazione di un trattato stipulato da due Stati (il Concordato) e non di una “fatwa” morale contro un disegno di legge che non piace.

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