Il Ddl Zan non sarà discusso al Senato prima delle Elezioni Amministrative del 3-4 ottobre, ma rischia di rimanere “incastrato” nei lavori parlamentari fino almeno all’inizio del 2022. «O Ddl Zan o morte», si gridava tra le file Dem fino al mese di luglio: ecco, ora sono proprio i senatori del Pd ad essersi opposti alla calendarizzazione. Le “malelingue” dagli ambienti di Centrodestra suggeriscono che il segretario Letta non abbia voluto presentarsi in piena campagna elettorale davanti al popolo Dem con la cocente sconfitta del Ddl Zan in Aula, preferendo rinviare dunque la discussione all’inverno: di contro, al Nazareno spiegano che in realtà non si è voluto discutere di tematiche considerati fondamentali con il “ricatto” della campagna elettorale incombente.
Un dato però resta certo, e arriva già dall’estate: nei voti preliminari degli scorsi mesi, i numeri al Senato per il testo di legge contro l’omobilesbotransfobia non ci sono, specie con il “dietrofront” di Italia Viva che punta ad approvare un testo condiviso anche con le forze del Centrodestra. «Anche Letta non vuole: troppi provvedimenti delicati in ballo, e il clima pre-elettorale non aiuterebbe», avrebbe spiegato la capogruppo a Palazzo Madama Simona Bonafè. Alessandro Zan si difende così davanti alle accuse di “ritirata” pervenute dagli avversari e contrari al suo ddl: «di finestre volendo ce ne sono: la legge di Bilancio rimane molto tempo in commissione e in Aula c’è tempo per discutere e votare il ddl».
DDL ZAN, LA FUGA (IN AVANTI)?
Ma scorrendo i prossimi impegni al Senato per il Governo, il rischio che il Ddl Zan possa rimanere arenato ancora per molto è molto prossimo: Green Pass, doppia riforma giustizia, Manovra di Bilancio e a gennaio il nodo centrale dell’Elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Come scrive Laura Cesaretti in un pezzo molto duro sul “Giornale”, «In realtà, le ragioni sono le stesse per cui il Pd volle il rinvio del ddl a dopo le vacanze: i voti per approvarlo non ci sono. Nei Cinque Stelle e nel Pd stesso serpeggiano dubbi e resistenze, e tutti sanno da tempo che a voto segreto il testo originario verrebbe crivellato di colpi. E che l’unico modo per varare una legge contro le discriminazioni è quello di trattare con l’opposizione, modificando alcuni articoli tra i più contestati, per ottenerne il voto». La Lega si era detta disponibile alla discussione, ma finora il Pd ha sdegnato l’offerta preferendo rinviare il testo del ddl prima a dopo le vacanze e ora in inverno inoltrato. «Vogliono parlarne dopo le Elezioni, ci hanno fatto impazzire, ci hanno fatto portare il provvedimento in aula prima che fossero conclusi i lavori della commissione per l’urgenza che avevano. Adesso se ne parla dopo le elezioni. Strane le urgenze a doppia velocità», commenta sarcastico Ignazio La Russa (FdI).