«Il Ddl Zan è inutile e dannoso»: a dirlo non un pericoloso “omofobo” ma uno dei più eminenti e conosciuti giuristi esperti di Costituzione come Michele Ainis, intervistato oggi da “La Verità” per tracciare un profilo giuridico e legislativo al disegno di legge contro l’omofobia che continua a dividere la politica e la società italiana. «Penso che il problema sia che noi non riusciamo più pensare per categorie generali e allora ci impicchiamo alle microdefinizioni», questo secondo Ainis alla base dell’enorme problema culturale prima ancora che politico che oggi alberga nell’attualità occidentale, dominata dall’ossessione-attenzione per i diritti. Per il professore universitario, «C’è la preoccupazione di dimenticarsi qualche categoria, e allora si elencano tutte, anche se poi dimenticarsi comunque qualcuno è fatale. Negli anni Settanta, i giuristi tedeschi e inglesi hanno stilato delle linee guida, le checklist, per i testi legislativi. Quando ne si esamina uno, la prima domanda da farsi è: questo testo è davvero utile o una legge così esiste già, magari sommersa da mille altre?».



Ecco, quella legge in Italia esiste già e si chiama Legge Mancino: anzi, per Ainis già quel testo degli Anni Novanta era sostanzialmente inutile dato che «Anche la più ampia tutela della libertà di pensiero e di parola è cosa diversa dalle azioni violente, lo insegna Popper. Significa che l’istigazione a delinquere è reato e rimane reato, su questo non ci possono essere dubbi. Il ddl Zan vuole aggiungere alle categorie già contemplate dalla Mancino il sesso e il genere? Torniamo al punto precedente: una buona legge deve essere generale. Oggi esiste un problema con le categorie generali. E questa tendenza ad elencare è segno di un cattivo rapporto tra il legislatore e i giudici».



AINIS: “IL DDL ZAN CANCELLA IL CONCETTO DI CORPO FEMMINILE”

Nel Ddl Zan si vogliono aggiungere aggravanti per crimini di odio e altri reati simili e su questo la Legge Mancino è “carente”, nel senso che si potrebbe aggiungerli direttamente senza dover stare a creare una nuova legge con nuovi parametri penali e un ulteriore “caos” aggiunto al già intricato sistema giuridico: ora, spiega Ainis, il problema riguarda soprattutto la cultura dei diritti in cui l’Italia e l’Occidente sono immersi da tempo. «Continuiamo ad aggiungere diritti, i quali altro non sono se non desideri che si trasformano in norme giuridiche. E in questo modo spesso si alimentano gli egoismi individuali. Sull’identità di genere mi viene da dire che noi siamo individui fatti di corpi, di carne. Invece qui mi sembra che si alimenti la dematerializzazione ormai imperante. Non possiamo prescindere dal fatto di avere carne e ossa. Infatti le femministe – alcune, non tutte – si sono accorte che l’identità di genere significherebbe cancellazione del corpo femminile (perché questo vuol dire) e dicono che sarebbe un arretramento», spiega ancora il costituzionalista a “La Verità”.

Importante il passaggio sulla libertà di espressione e dei suoi limiti, qui però Ainis riporta la tendenza americana che per l’Italia è ancora (e forse lo sarà sempre) “incomprensibile”: «Se sento qualcuno dire che gli omosessuali sono una sciagura, il moto di esecrazione che scaturisce rafforza le convinzioni positive. La circolazione delle idee, anche le più aberranti, rafforza i valori della cittadinanza». Le opinioni, secondo il professore, si combattono con altre opinioni e idee, vietarne alcune per legge è come se le santificasse in qualche modo. Tirando le somme, in merito alla legge anti-omofobia sostenuta dalla sinistra, Ainis è netto «io credo che, in generale, ci sia bisogno di sottrarre, non di aggiungere; di usare la gomma e non la matita. E non vale solo per le leggi».