Il Ddl Zan è la legge su cui maggiormente il Governo Draghi rischia la “frattura” in Aula laddove si arrivasse in tempi brevi alla calendarizzazione: Lega e Centrodestra (non compatte, vedi caso Zaia) si oppongono al disegno di legge Zan-Boldrini contro l’omotransfobia, omofobia e discriminazioni di genere, e non da oggi. Secondo il professore e psicanalista Claudio Risé l’urgenza però di questo tema è tutt’altro che imponente: «per i legislatori si vuole punire e impedire l’omofobia […] Sembrerebbe insomma che da una parte o dall’altra questa fobia, questo sentimento di avversione alla fine salti fuori. Ma ha senso “mettere fuori legge” un sentimento interiore?».



Nel suo “Sguardo Selvatico” su La Verità, Risé sottolinea come l’Italia in realtà ha un tradizione millenaria per il rispetto pieno delle “differenze di genere”, ovvero «il modo personale di gestire la propria sessualità e la tolleranza per quello degli altri». Il nodo è proprio il concetto di diversità, che oggi vuole essere cancellato in ogni modo per “eliminare ogni discriminazione”, mentre secondo Risé nello stesso recente passato della nostra cultura italiana quel concetto veniva esaltato e valorizzato.



I NODI DEL DDL ZAN

Basti pensare a Pasolini e Ungaretti che discorrono amabilmente in una celebre intervista, con il poeta ermetico che replicava alle domande di PPP così «ogni uomo è diverso dall’altro nella sua struttura fisica e spirituale». Secondo Risè però oggi il dibattito sul Ddl Zan (e non solo) risulta privo «di qualsiasi consapevolezza antropologica e culturale, che si è sviluppato nelle beghe politiche, al di fuori delle elaborazioni dello stesso mondo omosessuale, e all’interno delle molto più recenti e strumentali scatole della Lgbt, la multinazionale della nuova burocrazia politico/sessuale». Per lo psicanalista errore fatale e contro ogni logica quella di voler “separare” i gay dagli “altri” e fare «guerra ai sentimenti»: «la legge anti omofobia isola e ignora gli insegnamenti di Ungaretti e Visconti». Non solo, grandi uomini della cultura italiana come Giovanni Testori (cattolico e dichiarato omosessuale) o Franco Zeffirelli, hanno molto di che insegnare ai tempi di oggi: «la ricchezza esce solo se la diversità viene vissuta nella sua drammaticità, se non la si esibisce, ma ci si fa i conti», diceva Testori, con la chiosa di Risé sempre su la Verità «Le sessualità burocratizzate nelle lettere Lgbt e seguenti vogliono invece spegnere proprio questa consapevolezza del lato tragico della vita, questa forza del riconoscere che solo dalle sofferenze della morte e della trasformazione possono risorgere e trasmettere un’esperienza di umana pienezza. Senza ridurre la vita alla soddisfazione di desideri e pulsioni».

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