Il segretario del Pd Enrico Letta non vuole parlare di elezioni presidenziali, ma in compenso torna sul ddl Zan: vuole la legge entro primavera.
Per ottenere questo risultato è passato alla democrazia diretta: cominciando dalle piazze, cinque, tanto per cominciare. Piazze chiamate in modo acculturato: agorà. Cinque agorà da riempire in modo capillare tra febbraio ed aprile e poi, solo dopo questa fase che dovrebbe essere iper-popolare, la legge tornerà in Senato a reclamare un’approvazione incondizionata. Prima nel modello Letta occorre convincere i potenziali elettori uno ad uno perché facciano una forte pressione nei rispettivi collegi. Ovviamente Monica Cirinnà plaude a questo modello capillare di seduzione elettorale, che prima di ottenere il voto del Senato ottiene il cambiamento di mentalità popolare. È il vero obiettivo della legge: non solo e non tanto dire no alla violenza verso le persone omosessuali-transomosessuali. Su cui per altro, paradossalmente, sembra che nessuno più infierisca dopo la bocciatura della legge in Senato.
L’obiettivo è il mutamento antropologico: non tanto e non solo un legittimo no alla violenza, quanto piuttosto una cancellazione della differenza gender. Si moltiplicano gli asterischi nel lessico scritto; si moltiplicano i bagni unisex nelle scuole; si vanno affermando i progetti Alias nell’adolescenza, per cui i minori scelgono autonomamente nome e genere con cui desiderano che ci si rivolga a loro durante i tempi scolastici, sportivi, socio-culturali.
Quattro sono le considerazioni che si impongono.
Letta è già entrato in campagna elettorale. Non gli interessa ottenere un voto positivo alla legge, vuole soltanto fidelizzare i suoi elettori di area Lgbtq+. Vuole i voti della comunità Lgbtq+ che considera voti per il Pd e vuole sottrarli alla possibile afferenza al M5s.
In questo modo identifica questo voto con quello della corrente di pensiero progressista del Paese. Chiunque la pensi diversamente deve essere etichettato come egoista, ignorante e ovviamente di destra: una destra becera e violenta che respinge i migranti per mare e umilia quelli di terra.
Letta ha deciso che non gli interessa affatto ottenere il voto del mondo cattolico che si muove in sintonia con la Cei e con Papa Francesco. Il suo – quello di Letta – è un mondo di cattolici adulti, autonomo e indipendente, che non ritiene che principi e valori espressi dal magistero rappresentino punti di riferimento significativi per il cristiano e tanto meno costituiscano vincoli di cui tener conto. Si rivolge a cattolici a modo loro, che quanto più contestano la dottrina e la tradizione tanto più sono i benvenuti nell’Agorà del Pd. L’unico requisito è la massima acquiescenza al politically correct: obbedienza pura e dura!
Al Pd lettiano non interessano i problemi dei lavoratori, né la sicurezza sui posti di lavoro. Da tempo mantiene un rapporto dialettico con la Cgil e corteggia la classe socio-culturale medio-alta. La più borghese delle classi sociali, come conferma il collegio storico del centro di Roma, per la terza volta alle elezioni, da sempre considerato feudo Pd da trasmettere in una staffetta che vede sempre la stessa classe dirigente al potere. Non solo potere politico, ma anche potere accademico, economico, finanziario. Tutto passa a Roma per quel collegio e il Pd ne ha fatto l’agorà – appunto – radical chic della città. Tutti a favore della legge Zan, tutto è concesso a tutti.
Questo è il messaggio che Letta lancia al suo elettorato: votate per me è farete ciò che volete. Purché vogliate sempre e solo quello che è politicamente corretto e che il Pd vi indicherà tempestivamente.
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