«Quella nota non andava scritta», a pronunciarsi contro la mossa del Vaticano sul Ddl Zan non è un rappresentante del Centrosinistra o un membro delle associazioni LGBTQ, ma Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, intervenuto ieri sera nell’ambito della rassegna “Bepop! Senza perdere l’amore” in programma al Parco Nemorense di Roma fino al 1 luglio. Rispondendo alla domanda del conduttore di Radio 3 Rai Pietro Del Soldà nell’ambito dell’incontro a cui ha partecipato anche il sociologo e senatore Luigi Manconi – insieme al quale il prelato ha scritto il libro “il Senso della Vita” – Paglia ha di fatto bacchettato la Segreteria di Stato vaticana, poche ore prima tra l’altro che lo stesso Cardinal Parolin a Vatican News desse parere ufficiale all’intento diplomatico della “Nota Verbale” sul Ddl Zan (ovvero il rischio che quella legge possa violare alcuni principi cardine del Concordato tra Stato e Chiesa aggiornato nel 1984).



«Che il problema» – dell’odio contro omosessuali e transessuali – «esista è ovvio, che vada combattuto ancora più. Il merito di questo progetto è quello di far venire alla luce una questione importantissima che deve essere affrontata». Per il sacerdote cattolico, nell’ordinamento giuridico italiano c’è già tutto per fronteggiare con decisione ogni discriminazione, «I nostri padri costituenti sono stati molto intelligenti, c’è già tutto». Tuttavia può esserci un’emergenza e dunque è ovviamente possibile proporre alcune iniziative legislative: qui però Paglia replica, «l’errore sta da tutte e due le parti. La legge sul DDL Zan come io l’ho studiata, è fatta male, individua un problema ma non aiuta a risolverlo. E’ piuttosto un manifesto e come tale va benissimo, ma se deve tradursi in linguaggio legislativo deve essere scritta in maniera non corretta, ma di più».



NOTA DDL ZAN, MONS. PAGLIA ‘CONTRO’ VATICANO: “IL CONCORDATO NON C’ENTRA”

Secondo Monsignor Paglia, il problema su come è scritto o meno il disegno di legge Zan riguarda solamente la Repubblica italiana: «il Concordato non c’entra nulla, quindi secondo me quella nota non andava scritta. Io stesso in un precedente intervento ho auspicato che ci fosse una riflessione congiunta, approfondita per riformulare un dettato legislativo che secondo me è molto superficiale soprattutto in alcuni articoli». Non ha senso secondo il monsignore che si metta insieme – così come prevede il testo attuale del Ddl Zan – «l’omofobia insieme alla disabilità o al femminismo, ci sono dei corticircuiti che in un testo va bene ma non in una proposta legislativa». Infine, conclude durante l’evento pubblico, «ecco perché di fronte a quello che è successo oggi mi sento di dire che probabilmente siamo a un livello inferiore di classi dirigenti o se vuole una battuta, le due sponde del Tevere si sono abbassate un po’ troppo». In un colloquio con “La Stampa” è ancora Mons. Paglia a specificare la sua posizione in merito alla vasta polemica sorta sull’asse Parlamento-Vaticano: «Il ddl Zan non riguarda la chiesa, ma la società italiana tutta, e la cultura contro l’omosessualità è larga ma viva papa Francesco perché il suo messaggio va oltre il pensiero di molti italiani. È un processo importante e non mi fermerei al catechismo. Secondo il catechismo l’omosessualità è sintomo di disordine sessuale». Detto questo, conclude il sacerdote, «pochi mesi fa il catechismo è stato cambiato sulla pena di morte e che la Chiesa è un corpo vivo e va avanti».

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