Torna incandescente il clima al Senato, ancora una volta per il ddl Zan che era stato affossato la scorsa settimana. Stavolta è scatenare la bufera è una norma inserita all’interno del decreto legge 10 settembre 2021, n. 121 – più noto come Dl Infrastrutture – approvato con 190 voti favorevoli e 34 contrari, che prevede «il divieto di pubblicità che proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso, dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere, alle abilità fisiche e psichiche».
Si tratta dell’articolo 1 comma 4 bis, introdotto con l’emendamento (il numero 1294) approvato alla Camera che porta la firma delle parlamentari Alessia Rotta (Pd) e Raffaella Paita (Iv), ma non è mai stato né illustrato né discusso. Questa norma di fatto punisce i messaggi sessisti in strada, per la destra si introducono alcuni elementi del ddl Zan. Infatti, si tratta della stessa identità di genere di cui parlava la lettera d) dell’articolo 1 della legge bocciata.
DDL ZAN NEL DL INFRASTRUTTURE? LA CONTRADDIZIONE…
Pro Vita & Famiglia va all’attacco: «L’ideologia gender, pur non è entrata nelle scuole di ordine e grado, come voleva il ddl Zan, ora è libera, ahinoi, di circolare “sulle strade e sui veicoli”». Quello andato in scena è stato considerato un “blitz”, perché il governo ha posto la fiducia, Fratelli d’Italia ha risposto con altri emendamenti e chiedendo il voto segreto, il governo ha riproposto la fiducia e la legge è passata. Una sorta di ammissione arriva da Raffaella Paita, deputata di Italia Viva, che ribadisce il concetto di identità di genere: «L’identità di genere è una cosa seria e va trattata senza ideologie, con il pragmatismo della tessitura politica che porta a risultati concreti. Un po’ quello che non è accaduto sul ddl Zan».
Le perplessità riguardano anche il fatto che un decreto che si occupa di investimenti e sicurezza di infrastrutture, trasporti e circolazione stradale abbia una norma ideologica. Ma è evidente anche la confusione della classe politica, che si è scontrata su una legge contro i crimini d’odio e poi ha fatto passare il divieto alle pubblicità che promette solo da cartelloni pubblicitari politicamente scorretti.