«Draghi ha ragione, lo Stato è laico e il Parlamento è sovrano: da parte del Vaticano, nessuna richiesta di fermare la legge contro l’omotransfobia né indebite pressioni sul lavoro del Parlamento italiano, ma la segnalazione di alcune preoccupazioni riguardanti l’interpretazione di alcuni passaggi del ddl Zan»: così ha parlato il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, nell’intervista al direttore editoriale dei media della Santa Sede Andrea Tornielli.
Un lungo dialogo quello con Vatican News per il “ministro degli Esteri” di Papa Francesco, responsabile della ormai famosa “Nota Verbale” inviata dalla Segreteria di Stato all’ambasciata italiana lo scorso 17 giugno, per far presente alcuni punti del Ddl Zan dove vi sarebbero violazioni del Concordato. «Non è stata un’ingerenza – dice ancora Parolin -. Lo Stato italiano è laico, non è uno Stato confessionale, come ha ribadito il Presidente del Consiglio. Concordo pienamente con il Presidente Draghi sulla laicità dello Stato e sulla sovranità del Parlamento italiano». Ma proprio per questo motivo, la Santa Sede ha scelto lo strumento della Nota Verbale, che è il mezzo del dialogo nelle relazioni internazionali. Al tempo stesso, ribadisce il Segretario di Stato, «ho apprezzato il richiamo fatto dal Presidente del Consiglio al rispetto dei principi costituzionali e agli impegni internazionali. In questo ambito vige un principio fondamentale, quello per cui pacta sunt servanda».
DDL ZAN, COSA NON CONVINCE LO STATO VATICANO
In un clima di «leale collaborazione e amicizia» il Vaticano ha voluto ricordare al Governo italiano come con l’approvazione del disegno di legge contro l’omobilesbotransfobia, se rimanesse il testo attuale, problemi sul Concordato ve ne sarebbero stati. «Il tema della libertà di opinione non riguarda soltanto i cattolici, ma tutte le persone, toccando quello che il Concilio Vaticano II definisce come il ‘sacrario’ della coscienza», sottolinea ancora il Cardinal Parolin ai media vaticani. La Chiesa ribadisce con forza l’opposizione ad ogni tipo di discriminazione o peggio intolleranza, odio e dunque non è stato fatto nulla per «bloccare la legge», bensì «la nostra preoccupazione riguarda i problemi interpretativi che potrebbero derivare nel caso fosse adottato un testo con contenuti vaghi e incerti, che finirebbe per spostare al momento giudiziario la definizione di ciò che è reato e ciò che non lo è. Senza però dare al giudice i parametri necessari per distinguere». È vaga la discriminazione inserita come criterio del Ddl Zan, soprattutto perché rischierebbe «di mettere insieme le condotte più diverse e rendere pertanto punibile ogni possibile distinzione tra uomo e donna, con delle conseguenze che possono rivelarsi paradossali e che a nostro avviso vanno evitate, finché si è in tempo». Parolin spiega a Vatican News come l’intervento della Santa Sede sia stato “preventivo” rispetto all’approvazione del testo di legge, in modo che non si possa poi imputare al Vaticano «un colpevole silenzio, soprattutto quando la materia riguarda aspetti che sono oggetto di un accordo». Tra le ultime ma non meno importanti questioni sollevate dal Cardinale di Stato, Parolin sottolinea come quella Nota è stata pensata e trasmessa non per essere pubblicata: «Si trattava, però, di un documento interno, scambiato tra amministrazioni governative per via diplomatica. Un testo scritto e pensato per comunicare alcune preoccupazioni e non certo per essere pubblicato».
COSA DICE IL TESTO DELLA NOTA VERBALE
Sempre questa mattina, mentre a livello politico continua il confronto-scontro sul Ddl Zan – mercoledì prossimo il relatore Ostellari (Lega) ha convocato i Presidenti di commissione per valutare la possibilità di un testo rielaborato e condiviso – sull’Avvenire è stata pubblicata con tanto di foto originali la Nota Verbale trasmessa dal Vaticano il 17 giugno scorso. Il disegno di legge N.2005 – più noto come Ddl Zan – non convince la Santa Sede in diversi passaggi messi in evidenza dal messaggio diplomatico diretto al Governo italiano, come confermato dal Cardinal Parolin: «particolarmente nella parte in cui si stabilisce la criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi ‘fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere’ – avrebbero l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario», si legge ancora nella nota, laddove si aggiunge anche «Ci sono espressioni della Sacra Scrittura e delle tradizioni ecclesiastiche del magistero autentico del Papa e dei vescovi, che considerano la differenza sessuale, secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa Rivelazione divina.Tale prospettiva è infatti garantita dall’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana di Revisione del concordato lateranense, sottoscritto il 18 febbraio 1984». Il Vaticano auspica che lo Stato italiano rispetti il Concordato, specie in questi vincolanti passaggi (presenti anche nella Costituzione italiana, essendo aggiornato e legittimo il Concordato nel 1984): all’articolo 2, comma 1, si afferma che «la Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale, nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica». All’articolo 2, comma 3, invece si afferma come sia «garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».