“INTESA O BATTAGLIA”

O si trova un’intesa e mediazione in questi ultimi giorni o il rischio di una lunghissima battaglia parlamentare potrebbe portare il Ddl Zan ad essere votato solo dopo l’estate al Senato: questo in sintesi la riflessione fatta ieri dal presidente della Commissione Giustizia Andrea Ostellari (Lega), nonché relatore del disegno di legge contro l’omobilesbotransfobia.



Dopo lo scontro accesissimo delle ultime settimane, il disegno di legge a firma Zan-Boldrini approderà al Senato il prossimo 13 luglio nell’incertezza più totale di una maggioranza nei numeri assai difficile: Italia Viva, che pure appoggia il Ddl Zan, ha ribadito l’intenzione di scendere a patti con il Centrodestra, individuando nell’ultima proposta di Ostellari un testo «ragionevole e condivisibile». Di contro però dal Pd di Letta arriva un secco «troppo tardi», con addirittura Alessandro Zan che attacca i leghisti «proposta Ostellari irricevibile, non è mediazione ma crudeltà».



RINVIO DDL ZAN A SETTEMBRE (FORSE)

Tra le stanze del Senato si pensa a questo punto che l’intesa sia sempre più complessa da raggiungere, nonostante le continue aperture fatte dai renziani, dal centrodestra e anche da qualche sparuto esponente Dem (come Marcucci, che parla di «aperture a modifiche altrimenti il provvedimento rischia di non passare»). «Spero sempre che ci sia un sussulto di saggezza. C’è ancora tempo», riflette Renzi, con Ostellari che martedì prima del voto in Senato (ore 16.30 in Aula) ha convocato la nuova riunione della commissione per fare il punto). Italia Viva ha però fatto sapere ieri in sera con la deputata Lucia Annibali che «Se alla fine vedremo che solo per i nostri voti il Ddl non passa, noi lo votiamo». Il problema a quel punto sarebbe la battaglia parlamentare annunciata dal Centrodestra qualora il Pd non cedesse sulla mediazione: emendamenti, mozioni e quant’altro potrebbero far slittare il voto dopo l’estate, anche visto l’ingolfamento del calendario parlamentare prima della pausa estiva. Complice il PNRR, il Governo ha fretta di incardinare riforme giustizia, fisco oltre ai decreti economici e Covid in scadenza. Slittare a settembre potrebbe essere il secondo rischio, mentre il primo resta il voto in Aula con l’affossamento della legge da qualche voto segreto in casa Pd, M5s e Italia Viva. Il rischio però di condurre allo strappo il già complesso Governo Draghi potrebbe far convenire in extremis ad un passo indietro del Partito Democratico e una sintesi ancora tutta da trovare.

LA PROPOSTA OSTELLARI SUL DDL ZAN

Ieri ad inizio della seduta della commissione il presidente Ostellari ha invitato tutti a non arrendersi a coloro che operano per impedire in Gazzetta ufficiale l’adozione di un testo condiviso del ddl Zan. «Ho elaborato una proposta di sintesi sugli articoli 1-4-7 su cui sono emerse disponibilità di Fi, Iv e Autonomie», spiega il presidente leghista, «mancano pochi passi per un testo condiviso, altrimenti ci si impantanerà in una lunga battaglia parlamentare», spiega in un’intervista all’Huffington Post. Nella nuova proposta di testo si prevede la scomparsa di qualsiasi riferimento alla identità di genere, vero punto di discordia non solo tra i diversi politici (qui il focus con il giurista Gambino, ndr). Spariscono poi dall’articolo 7 i termini “giornata nazionale contro l’omofobia, la transfobia, la bifobia e la lesbofobia”, con l’’emendamento Ostellari che prevede la più vaga definizione “giornata contro tutte le discriminazioni”. Altro importante cambiamento potrebbe riguardare sempre l’articolo 7: eventuali eventi, incontri o cerimonie realizzati in occasione della giornata nazionale contro tutte le discriminazioni da tenersi nelle scuole. Tali iniziative diventerebbero facoltative, mentre nel testo originale del ddl Zan sono obbligatorie. Sempre all’HuffPost Ostellari specifica le altre modifiche proposte: «L’articolo 1 anziché contenere definizioni (sesso, identità di genere, orientamento sessuale) passa a indicare le finalità della legge: tutelare dalle discriminazioni sulla base del sesso, del genere, dell’orientamento sessuale e della disabilità. Si elimina insomma quel riferimento all’identità di genere che crea mal di pancia non solo a destra. Poi viene espunta l’ultima parte dell’articolo 4 sulla libertà di opinione, accogliendo le perplessità di molti giuristi a partire da Flick. Infine, si elimina dall’articolo 7 il riferimento alle scuole: resta la giornata nazionale contro la discriminazione, ma fuori dagli istituti scolastici».