Sono ore febbrili dentro e fuori dal Parlamento per arrivare ad una decisione “univoca” che sembra sempre più difficile sul Ddl Zan: domani il voto sulla calendarizzazione, con il leader della Lega Matteo Salvini che lancia un appello a tutti i partiti, «condividiamo il testo entro domani». Mentre Letta per il momento “nicchia” e riunisce al Nazareno la segreteria Pd, è una lunga intervista di Matteo Renzi su “Repubblica” ad accendere ancora di più le polemiche del Centrosinistra contro Italia Viva: «Il ddl Zan? Siamo gli unici a volerlo salvare. L’ipocrisia di chi urla sui social, ma sa che al Senato non ci sono i numeri è la vera garanzia dell’affossamento della legge».
Per l’ex Premier, la mossa è semplice: «Se al Senato non ci sono i numeri preferisco fare una buona legge modificando qualcosa. In Italia, come noto, c’è ancora il bicameralismo: finché non cambia la costituzione, il voto del Senato serve. Se poi vogliamo abolire il bicameralismo, io sono favorevole da sempre. Ci ho perso la poltrona per quella battaglia, non ho cambiato idea». La linea di Renzi è molto simile a quella di Salvini, accusando Pd e M5s di voler affossare la legge per voler mettere “bandierine”: «Se andiamo sotto su un emendamento a scrutinio segreto, questa legge è morta e ne riparliamo tra anni. E quanti ragazzi gay soffriranno per la mancanza di questa legge? Voglio evitare questo rischio. Ma per fare le leggi servono i voti dei senatori, non i like degli influencer».
IRA PD-M5S: “RENZI VUOLE AFFOSSARE LA LEGGE”
Tanto il Pd quanto il Movimento 5 Stelle non ci stanno agli emendamenti presentati da Italia Viva al Senato che, ad oggi, non permetterebbero al Ddl Zan di passare in Aula: «Pensare di eliminare i termini ‘orientamento sessuale’ e ‘identità di genere’ e tornare alla definizione di omofobia e transfobia rischia di farci compiere un altro passo indietro, come già in passato», attaccano i parlamentari M5s del gruppo Pari Opportunità. Ancora più duri i Dem che non accettano la scelta di Renzi a pochi giorni dal voto sulla calendarizzazione del disegno di legge Zan: «Quelle modifiche non tengono conto dei diritti delle persone», attacca Alessandro Zan. Insieme, Pd e M5s sono univoci nel definire la mossa dei renziani un «favore alla destra e a Salvini […] Italia viva vuole così affossare la legge».
La proposta di tornare alla legge Scalfarotto vede apertura nel Centrodestra (più nette da Forza Italia, più timide dalla Lega) ma resta al momento l’unico momento per fare passare una legge contro l’omofobia, spiegano fonti di Italia Viva all’Huffington Post, altrimenti «il Ddl Zan non passerà mai». Il leader della Lega Matteo Salvini ha spiegato poi di aver nuovamente proposto a Letta di trovare un accordo in 5 minuti, «senza portare il gender nelle scuole o inventarsi reati di opinione. Si vogliono usare i bambini e questo ha indispettito anche il Vaticano», attacca da Bari l’ex Ministro dell’Interno. Di contro, Letta ribadisce che il testo va approvato così come è altrimenti si rischia che il passaggio in terza lettura alla Camera di un nuovo testo modificato non possa essere poi approvato definitivamente entro la fine della Legislatura. Ora però per capire cosa attende l’iter stesso dell’attuale ddl, vanno fissate alcune date:
– 6 luglio: Ddl Zan torna in Commissione Giustizia al Senato, con il relatore Ostellari che prova a chiudere l’accordo prima di andare in aula quel pomeriggio per la calendarizzazione del testo
– 13 luglio: l’ipotetica data di arrivo in Senato del testo finale. Se il provvedimento non sarà stato licenziato dalla commissione si andrà in aula senza relatore, con però numeri assai “ballerini” sulla maggioranza pro-Ddl Zan che rischia fortemente – senza i 17 voti di Italia Viva – di andare sotto.
CAOS DDL ZAN AL SENATO
Se domani si dovesse votare il Ddl Zan al Senato, il testo del disegno di legge contro l’omobilesbotransfobia non passerebbe: l’ultima, clamorosa, novità sull’infinito tira-e-molla della legge Zan arriva da Italia Viva. Con il “lodo-Faraone” (dal nome del senatore che lo ha proposto), i renziani hanno presentato a Palazzo Madama alcuni emendamenti per cambiare parte del testo di base discusso in Commissione Giustizia. In questo modo Renzi conduce la medesima “battaglia” del rivale Matteo Salvini per cambiare il Ddl Zan, lasciando Pd e M5s con il “cerino in mano” a pochi giorni dalla votazione sulla calendarizzazione nella medesima Commissione: Italia Viva ha proposto un emendamento che avvicina il testo del ddl Zan a una proposta di legge contro l’omotransfobia già presentata nella precedente legislatura con il deputato Ivan Scalfarotto (all’epoca nel Pd, oggi in Iv).
In questo modo, senza i voti decisivi dei renziani, il testo attuale del Ddl Zan dopo l’approvazione alla Camera non troverebbe il medesimo esito anche al Senato: un risultato che Centrodestra (e lo stesso Vaticano) puntano da settimane, approvare un disegno di legge che elimini il concetto di “identità di genere” e alcune specifiche su libertà di espressione e attività scolastiche in materia LGBTQ. Nello specifico, Italia Viva contesta l’articolo 1 del Ddl Zan dove si modifica la Legge Mancino inserendo alle già presenti aggravanti legate a discriminazioni per etnia, razza e religione anche la formulazione «sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità»: la proposta presentata da Faraone invece ridurrebbe i motivi della discriminazione a quelli «fondati sull’omofobia o sulla transfobia».
L’ASSE DEI “MATTEO” E I PROBLEMI DEL PD
«Se la logica della legge è contrastare omofobia e transfobia, per noi va bene» è il commento più che soddisfatto del capogruppo al Senato della Lega, Massimiliano Romeo. L’asse Renzi-Salvini si può dunque a ben dire esistere sul Ddl Zan, entrambi concordi a non voler più vedere nel testo il “nodo” sull’identità di genere e altre problematiche legate a possibili limitazioni della libertà di espressione. Gli articoli contestati dal “lodo Faraone” sono i medesimi invisi al Centrodestra: 1, 4 e 7. Sul primo abbiamo già detto con l’eliminazione del concetto di “identità di genere” dal testo, sul 4 la proposta è che «la libertà di pensiero e di espressione sono già tutelati dalla nostra Costituzione e quindi non possono essere degradati dalla legge ordinaria». Infine, l’articolo 7 che istituisce la Giornata contro l’omotransfobia e le iniziative nelle scuole viene aggiunto «il rispetto dell’autonomia scolastica». Senza i 17 voti dei renziani, il Ddl Zan al momento non passa il che ha scatenato le ire del Partito Democratico contro l’ex alleato fiorentino: «Non possiamo finire come l’Ungheria e la Polonia. Approvare una legge come questa significa posizionare l’Italia tra i Paesi più avanzati, non approvarla significa darla vinta a Salvini che flerta, come la Meloni, con Orban e Duda e con quei Paesi che stanno facendo leggi omofobe e sessiste e che stanno riducedo le libertà», attacca Alessandro Zan, anche se gli stessi renziani gli fanno notare che il testo di legge Scalfarotto nella scorsa legislatura vedeva anche la firma dell’attuale relatore del ddl tanto contestato. «Toglierlo significherebbe rendere il Ddl Zan una norma discriminatoria. La richiesta di Italia viva è insostenibile», sostiene ancora Zan, con pronta replica di Faraone e Nobili, «L’emendamento che abbiamo presentato al ddl Zan è totalmente copiato dalla proposta di legge presentata il 4 luglio 2018. Primo firmatario Ivan Scalfarotto e in calce, tra le altre, anche la tua firma, penultima soltanto perché il tuo cognome inizia con la Z. Accusaci pure di plagio, non di altro». Per Romeo, «Noi se il Pd non accetta di condividere un nuovo testo, in aula sul ddl Zan vendiamo cara la pelle. Sarebbe una bomba in grado di creare problemi seri al governo», mentre per Salvini «Italia viva ha avanzato delle proposte interessanti per cambiare la legge». Letta e 5Stelle vengono dunque nuovamente affossati a pochi giorni dalla calendarizzazione da votare per portare il 13 luglio in aula il Ddl Zan: martedì il relatore Andrea Ostellari presenterà ai capigruppo in Commissione un nuovo testo che raccoglie le proposte di modifica. Renzi promette che voterà a favore della calendarizzazione il 13 luglio al Senato, così come Pd e M5s: Centrodestra dirà ok solo se passerà il testo proposto dopo gli ultimi emendamenti renziani. Come si può ben evincere la partita è tutt’altro che prossima alla conclusione e molti ancora potranno essere i colpi di scena nelle prossime giornate.