Non si placano i rumors circa la panchina del Napoli. Dopo che è stato ufficializzato l’addio di Luciano Spalletti, pronto a prendersi un anno sabbatico, e dopo le voci riguardanti Nagelsmann, che però sembrerebbe maggiormente orientato verso il Paris Saint Germain, il presidente Aurelio De Laurentiis ha cercato di fare chiarezza. Intervistato stamane dai microfoni del programma di Rai Uno, Uno Mattina, in diretta dallo stadio Maradona dove ieri si è tenuta la grande festa scudetto, ha spiegato. “Bisogna saper attendere, so che serve stupire ma c’è tutto il mese di giugno per decidere il nuovo allenatore. Ieri durante la preparazione della festa riflettevo, prendevo appunti, segnavo, scrivevo, ho fatto l’allenatore di me stesso”.



L’ultimo nome è quello del ct dell’Italia Mancini, ipotesi però smentita dalla Federcalcio: “Mancini? Adesso comincia la corrida – le parole di De Laurentiis – ragazzi miei quanto siete coesi nella vostra generosa incosciente stupidità. Io capisco che bisogna riempire i titoli, che tutti debbano campare, ma qui ci vuole professionalità e serietà e la capacità di attendere. Voi volete che la festa continui con dei grandi titoloni e vi capisco facendo cinema, anche io con i miei trailer dovevo stupire. Ma ora non sono in grado di stupirvi. Abbiamo tutto il mese di giugno, sul mio tavolo ci sono almeno 20 candidature, c’è tutta l’Europa. Ieri durante la preparazione della festa riflettevo, prendevo appunti, segnavo, scrivevo, ho fatto l’allenatore di me stesso”.



DE LAURENTIIS E LE PAROLE SULLO STADIO MARADONA

De Laurentiis ha parlato anche dello stadio Maradona, dicendo: “I comuni sono tutti in dissesto, non hanno fondi per migliorare gli stadi. Bisogna fare legge per la quale i comuni,a chi vuole investire, possa cedere per 99 anni questi stadi che altrimenti vanno in sofferenza con una legge che passi sulla testa delle sovrintendenze che, non essendo professionisti calcistici, mettono dei veti che sono impossibili a considerarsi”.

“Oggi il calcio – ha continuato De Laurentiis – si gioca in maniera diversa e virtuale e quindi gli stadi devono essere senza pista d’atletica, con gli spalti a bordocampo, dotati di tutte le sicurezze necessarie e basta con i seggiolini scomodissimi, ci vogliono le poltrone. Lo stadio deve diventare un centro familiare di convivenza dove arrivare tre ore prima e andare via tre ore dopo”.