L’AUTOCANDIDATURA DI DE LUCA CHE SFIDA SCHLEIN (E LO STOP AL TERZO MANDATO)

Ad un elettore medio della Campania probabilmente poco importa se Vincenzo De Luca si candiderà per la terza volta, se lo farà con il Pd o contro il Pd, se verrà “bloccato” dai “cacicchi dem” o dalla stessa legge dello Stato: il “regno” del Governatore campano al potere da 10 anni potrebbe fermarsi nel 2025 se non cambierà la legge che impone l’impossibilità di un terzo mandato consecutivo ai Presidenti di Regione e ai sindaci. Eppure, con De Luca sulla scheda elettorale l’elettore di cui sopra potrebbe avere molta più probabilità di votarlo rispetto ad un nuovo nome lanciato in orbita dal Centrosinistra: su questo dilemma si snoda il “silenzio” di Elly Schlein circa l’autocandidatura prepotentemente rilanciata negli scorsi giorni dallo stesso De Luca che coi consueti modi “spicci” ha ribadito «mi ricandido. Chi ci sta ci sta. Chi non ci sta non ci sta».



Ufficialmente infatti la Segreteria del Nazareno ha chiuso la porta ad un De Luca ter, non raccogliendo la proposta della Lega di ragionare sul terzo mandato per Governatori e sindaci: non solo, una parte dei Dem non vede di buon occhio la presenza del “reuccio” campano ancora sulla politica locale, e non lesina attacchi anche molto pesanti contro la sua persona. Altri (come Renzi o l’ala centrista ancora dentro il Pd) vorrebbe invece puntare ancora sul “cavallo pazzo” ex sindaco di Salerno, considerando il peso elettorale che vedrebbe il Centrodestra difficilmente vincente contro De Luca. Il silenzio però mantenuto dalla Segretaria Pd ha fatto infuriare (non solo oggi) il Governatore che ha ribadito l’intenzione di proseguire verso la candidatura nel 2025, con o nonostante il Pd (come il titolo del libro autobiografico uscito lo scorso anno, ndr).



DE LUCA (E ZAIA) PUNTANO AL TERZO MANDATO CON IL CAVILLO LEGISLATIVO: IN COSA CONSISTE

«Vado avanti a prescindere», ha aggiunto De Luca intervenendo al centro orafo Tarì di Marcianise (provincia di Caserta), «anche se c’è sempre qualcuno che fa domande sulla base dell’imbecillità di qualche esponente del Pd». Il componente della segreteria Misiani non ritiene sensata la candidatura ulteriore del Presidente uscente, così come l’europarlamentare Pd Sandro Ruotolo intervistato dal “Fatto Quotidiano” attacca De Luca, «Dobbiamo dire addio per sempre al partito delle fritture. Da quanti anni è in piedi il sistema di potere deluchiano?». Al Governatore non sarebbe piaciuto affatto il trittico di interviste negli ultimi giorni in cui prima appunto Ruotolo, poi lo stesso Misiani e infine il responsabile nazionale Pd per il Mezzogiorno (il deputato Sarracino) danno tutti lo stesso “niet” a De Luca per ripresentarsi davanti alle urne dei campani per la terza volta consecutiva tra le file dem.



E così si ritorna alle origini di questa legislatura, dove fra Vincenzo De Luca e la segretaria del Pd Elly Schlein correva una sottile linea “rossa” di battaglia più o meno conclamata: se l’ingresso del figlio Piero in segreteria nazionale aveva in qualche modo attenuato lo scontro interno (salvo riacutizzarlo con l’esclusione dal ruolo di vicecapogruppo in Parlamento), l’auto-candidatura del Governatore alle prossime Regionali 2025 ha ributtato nella mischia tutti i “panni sporchi” nascosti per qualche mese sull’asse Nazareno-Napoli. A sparigliare ancora di più carte vi sarebbe il tentato “trucco” proposto dallo stesso De Luca seguendo l’esempio del collega leghista in Veneto Luca Zaia: entrambi si dicono convinti di poter aggirare una norma «ingiusta e contro i cittadini» come quella che impedisce un terzo mandato ai governatori. Il “come” lo spiegano bene i colleghi del “Giornale” riportando le ultime uscite di Vincenzo De Luca dal suo quartiere generale in Campania: l’idea sarebbe quella di recepire a livello regionale la norma nazionale sui due mandati. A quel punto il momento dei mandati scatterebbe con la legge recepita a livello formale, con l’eventuale legislatura dal 2025 fino al 2030 che risulterebbe la seconda (una sorta di “mandato zero” ribaltato in salsa regionale, ndr): se però la Lega di Salvini sostiene il proprio Presidente Zaia, nel Pd il “cavillo” a cui vuole appellarsi De Luca trova una spaccatura netta in seno alle già svariate correnti.