“Stiamo assistendo ad un conflitto di cui sono protagonisti giovani-bulli che escono di casa quasi sempre armati di un coltello”. È il chiaro allarme lanciato da Maria de Luzenberger, capo dei pm minorili, tra le pagine de Il Mattino. De Luzenberger denuncia come questi giovani e giovanissimi bulli “si rendono autori di aggressioni, anche molto gravi, quasi mai preordinate e purtroppo frutto di banali occasioni di lite che, sempre più spesso, prendono le mosse da quegli ‘sguardi di troppo’” divenuti pretesto per giovani sconosciuti che “si insultano, si minacciano, si accoltellano, si uccidono per manifestare la loro crescente intolleranza sociale o per uscire dal loro anonimato personale”.
Maria de Luzenberger sottolinea che “chi esce di casa con un coltello in tasca è portato a usarlo. E su questo punto bisogna esprimersi con la massima intolleranza, il massimo rigore”. Interpellata da Il Mattino parla apertamente di “questione minorile”, mettendo in evidenza che nell’ultimo anno è cresciuto “il numero delle aggressioni armate culminate in noti e gravi fatti di cronaca giudiziaria” nonché di episodi delittuosi violenti.
Maria de Luzenberger, “aiutare giovani e recuperare nuclei familiari difficili”
Per Maria de Luzenberger, capo dei pm minorili, “negli episodi di violenza, i giovani provengono per lo più da contesti sociali complicati rispetto ai quali è certamente necessario anche un intervento di recupero di tutto il nucleo familiare, spesso poco accudente e incapace di arginare il rischio di devianza” dei ragazzi. Dalla prospettiva dell’ordine pubblico, il controllo “si è molto intensificato grazie a una attenta pianificazione dei presìdi sul nostro territorio, ovviamente al netto delle forze che abbiamo a disposizione. Resta impossibile prevedere un certo tipo di azioni, con litigi o assalti estemporanei che si consumano magari a distanza di qualche centinaio di metri dalle forze dell’ordine”, come spiega lei stessa a Il Mattino.
Secondo Maria de Luzenberger “l’arresto dei minorenni deve rimanere sempre facoltativo”, valutando caso per caso. Spiega infatti come “si debba ragionare sulla possibilità di procedere all’arresto del minorenne che va in giro con una pistola pronta a sparare; e che lo stesso discorso dovrebbe farsi per quanto riguardagli episodi più allarmanti di violenza e resistenza nei confronti di un pubblico ufficiale o anche di lesioni gravi con l’uso del coltello”. Fermo restando che “i problemi della devianza minorile non si risolvono solo con eventuali inasprimenti della pena, che pure sembrano oggi opportuni”. Si tratta infatti di “fenomeni complessi che necessitano ai approcci su più livelli”, a partire dalla prevenzione. Maria de Luzenberger pensa infatti alla “straordinaria importanza” di ogni risorsa “investita in materia di formazione e tutela dei giovani: penso agli assistenti sociali, al lavoro nelle scuole, a qualunque progetto che lo Stato sia in grado dimettere in campo, specie nei territori più compromessi sotto l’aspetto culturale, economico e sociale”.