Giuseppe De Rita, “Padre” del Censis, sulle pagine de La Verità racconta quell’intuizione geniale arrivata a metà degli anni ’50 “nella Svimez, associazione privata per lo sviluppo del Mezzogiorno”. Il sociologo racconta: “L’aveva creata nel ‘47 Rodolfo Morandi, un socialista più “avanzato” di Nenni. Ambiente laico. A metà degli Anni ‘50 Giorgio Ceriani Sebregondi volle una sezione sociologica. Avevo una venerazione per lui”. Così quando “alla fine del ‘63 la Svimez non ce la faceva più a reggere la sezione sociologica, ormai con 14 dipendenti”, fu preannunciato “il licenziamento di tutti, tranne del sottoscritto. Ma io avevo in mano contratti con le aziende, con la Cassa del Mezzogiorno per 30 milioni di lire. Ce ne servivano 61 per sopravvivere. Decidemmo di continuare da soli. A novembre del ‘63 siamo dal notaio, il 1° gennaio del ‘64 il Censis comincia ad operare”.



Tornando indietro con la mente, De Rita racconta ancora: “Il primo rapporto è del ‘67. Ne veniva fuori l’Italia dei diritti e dell’autonomia. Nasciamo come difensori dei diritti: il diritto all’impresa, il diritto al lavoro, il diritto all’aumento del lavoro individuale, la piccola impresa, l’artigianato. Ci chiamavano gli “autonomi bianchi”. Ha presente gli autonomi degli Anni ‘70? Be’, noi condividevamo gli stessi principi di innovazione, soggettività, personalizzazione della vita: loro da un punto di vista rosso, noi cattolico”. La fortuna del Censis, secondo il fondatore, è “stata quella di andare a leggere il sommerso. A metà degli anni ‘70 l’emerso era di un pessimismo fottuto: la crisi del petrolio, il terrorismo, le aziende americane che scappavano”.



De Rita: “Il politico è cercato sull’ondata dell’opinione”

Il fatto che sempre meno famiglie facciano figli e che nel 2050 ci saranno 8 miliardi di persone in meno in età lavorativa, per Giuseppe De Rita è preoccupante e “nasce da meccanismi sommersi per cui non ci sposiamo, non ci prendiamo la responsabilità della famiglia, abbiamo paura a far figli. Per la mia generazione il clic fondamentale è l’americanizzazione dell’Italia, l’edonismo americano. La cultura americana è la cultura dell’individuo, dell’eroe, del far west. Parte da lontano, dall’aver inoculato il germe dell’individualismo nella cultura italiana che è sì individuale ma anche collettiva, famigliare, localistica. Questo primato della soggettività, dell’emozione individuale ce lo siamo messi dentro e lentamente ha corroso tutto il resto della coesione”.



La politica continua a non ascoltare gli allarmi del Censis perché “prigioniera del fattore che la crea, cioè l’opinione. L’attuale presidente del Consiglio è figlia non di un modo di essere delle forze sociali e politiche ma dell’opinione che ha creato di se stessa: io sono Giorgia… Il politico il consenso lo cerca sull’ondata dell’opinione. C’è il femminicidio? E io mi butto sul femminicidio. C’è la guerra? E io mi schiero. Che gli frega dei problemi strutturali e di quello che succederà nel 2050. È il mondo dei like, del talk”, chiosa De Rita a La Verità.