Il sociologo Giuseppe De Rita, in una intervista a La Stampa concessa durante il Festival internazionale dell’Economia di Torino, ha parlato della situazione in cui versano l’Italia e l’Europa intera. “In questa fase la crisi è più sociale che economica. La società ha sempre tenuto e ancora tiene. È nelle sue fibre sottili che ci sono problemi, come nei femminicidio. nella violenza giovanile: dove non conta il denaro ma l’esclusione e la disumanità”, ha affermato.
Un parere che trova conferma anche nei dati. “Nell’ultimo rapporto Censis si fotografa una crisi dei rapporti elementari, da moglie a marito, da amante a amante, da amico ad amico. Si è persa la carica di andare avanti e di crescere, e l’adrenalina di ciascuno di noi finisce nel rancore. Questo sentimento colpisce chi ci sta vicino, non si sfoga in piazza augurando la morte a Giorgia Meloni”.
De Rita: “Crisi non è economica ma sociale”. I più deboli soffrono
L’Italia, dal punto di vista prettamente economico, sebbene il parere del popolo sia differenza, è in crescita. “Da una decina d’anni sono cresciute le grandi filiere, il made in Italy, l’alimentare, la meccanica, il turismo, le piccole imprese che sono la spina dorsale del Paese”, ha sottolineato Giuseppe De Rita. Nel mentre, tuttavia, sono cresciute anche le disuguaglianze.
“Uno sviluppo come quello che viviamo, per quanto timido, risulta sempre squilibrato. Lievitano i prezzi e pure le esportazioni. La verità è che nonostante la pandemia, la guerra e la disoccupazione, la crisi non c’è stata e non c’è, non a caso l’occupazione è ai massimi storici”, questo il parere del sociologo. I dati rivelano però la presenza di 6 milioni di poveri. “Quelli che vanno alla Caritas sono molti di meno. È difficile fare dei conti, ma davvero in pochi rinunciano alle feste, alle vacanze, a bar e ristoranti”, ha concluso.