De Rossi: “Così ho festeggiato l’Europeo”

A Stasera c’è Cattelan, l’ultimo ospite è un campione del mondo, come giocatore, e d’Europa, nello staff. Parliamo di Daniele De Rossi, che al calcio ha dedicato tutta la sua vita. Ospite della trasmissione, racconta: “In questi momenti, con lo stadio infuocato, un po’ mi manca giocare. A me piaceva tantissimo giocare in trasferta, in questi stadi come Napoli, Firenze, Milano, dove eravamo abbastanza odiati. E in Ungheria c’era quella atmosfera, un pochino ho rosicato che non potevo giocare”. In partitella, ogni tanto, si butta nel rettangolo verde: “Ci potrei stare, magari nel campetto. Il mister ogni tanto mi butta dentro, io parto senza riscaldamento, mi faccio il segno della croce, finché il campo è piccolo mi difendo”. In campo, De Rossi, era un vero e proprio guerriero. Oggi, che lavora nello staff della Nazionale, le cose non sono cambiate molto: “Dopo l’Europeo abbiamo fatto casino, ma mi devo contenere, sei sempre un allenatore e collaboratore”.



Il video della finale, però, lo smentisce, ma lui spiega: “C’è un motivo. Dopo i rigori, scherzando con i giocatori che ci mettevano tanto a farsi la doccia, ho fatto questo tuffo per prenderli in giro e insultarsi. Allora subito tutti col telefonino, mi chiedevano di rifarlo e io gli ho detto che l’avrei rifatto in caso di vittoria dell’Europeo. Speravo non si ricordassero, ho fatto il vago, ma dovevo pagare…”. I telefonini nello spogliatoio, però, a volte sono un problema: “È uscito qualcosa, era successo con un giovane del Milan con un selfie di Ronaldo: c’era Chiellini completamente nudo. Ormai però sono tutti esperti, noi della mia generazione siamo un po’ meno attenti”. Sicuramente, Daniele De Rossi ha festeggiato più l’Europeo che il Mondiale, visto che nel 2006 era stato sorteggiato per l’antidoping. “Dopo la finale con la Francia, dopo Roma-Barcellona, dopo i derby. Dopo 15 volte cominci a pensare qualcosa. Gli dicevo che se correvo tanto non voleva dire che c’era qualcosa. Mi hanno anche fatto vedere come funzionava il sorteggio. Io ero uno che aveva grossi problemi a farla dopo la partita. Andavo in campo, passeggiavo in campo scalzo, bevevo, anche la birra analcolica che ti danno perché sono un po’ pudici. Con la Francia eravamo io, Cannavaro, Thuram e Ribery, con umori diametralmente opposti”.



De Rossi: “Ho sempre sognato di andare al Boca”

Dopo l’addio alla Roma, Daniele De Rossi ha scelto di andare al Boca Juniors, dove ha vissuto qualche mese indimenticabile, come raccontato a Cattelan: “Mi sono preso del tempo prima di decidere. Ho sempre detto che era un mio desiderio, sono sempre stato affascinato. Mi piaceva giocare fuori casa, non perché non mi piacesse giocare in casa, ma era come se avessi dovuto proteggere la mia squadra e la mia città. E rispettavo il Boca, poi quando vai lì scopri che sono ancora più matti. Un paio d’anni prima sarebbe stato perfetto. Col River ci siamo dati più botte che calci al pallone, i tifosi argentini avversari mi prendevano sempre di mira”.



I tifosi, a detta di De Rossi, sono molto simili a quelli romani: “Gli argentini sono molto simili agli italiani del Sud e ai romani, anche per origine. Sono calorosi, anche più di noi, gli stadi sono spesso attaccati ai giocatori e senti quello che dicono. Però di solito noi giocatori non sentiamo cosa dicono di preciso, capiamo se sono arrabbiati o felici, se ti vogliono bene o ti squarterebbero. E se stai facendo il riscaldamento al Franchi ad esempio sentivi tutto, anche le virgole”.

De Rossi: “In futuro allenerò. Mourinho…”

Nel futuro di De Rossi c’è sicuramente una panchina. Da tempo l’ex giocatore ha deciso di allenare, ma al momento non è ancora arrivata l’opzione giusta: “Non lo so quando allenerò, a volte sembra che manchi pochissimo, poi a volte qualcosa sfuma. Io sto bene in Nazionale, ma se dovesse capitare qualcosa di interessante ho già lo staff pronto. Ho molta voglia di allenare. Sono andato in Nazionale per imparare da uno dei migliori. Manca solo il dettaglio della squadra, arriverà”. Di allenatori, De Rossi ne ha avuti molti. A lasciargli più di tutti, però, sono stati Spalletti, Capello e Conte: “Io ne ho avuti tanti bravi, moderni, anche se mi hanno allenato 10 anni fa. Penso a Spalletti, le cose che ci diceva sono ancora all’avanguardia. Capello era un altro calcio ma mi ha insegnato tanto, anche sulla gestione. Conte forse il più bravo dal punto di vista motivazionale, ti tirava fuori cose che neanche pensavi di avere. Se smettesse di fare così non sarebbe più lui”.

Mourinho, alla guida della “sua” Roma, sta facendo un grande lavoro a detta dell’ex giallorosso: “Mi sta gasando non so se vi rendete conto di quello che ha fatto aldilà della coppa. Lo stadio è sempre pieno con 60mila tifosi, sia se va bene che se va male, se gioca con la prima o con l’ultima in classifica. Mi sembra strano che sia un caso, poi quello che volete tra coppa e biglietti economici. Ma lui ha riunito tutti i tifosi della Roma, va valorizzato più dei moduli. Poi ci aspettiamo faccia grandi cose, quest’anno la squadra sembra forte. Se sarò allo stadio con l’Inter? No, assolutamente no”.