Il debito “buono” ipotizzato da Mario Draghi è utile e vantaggioso solo le riforme saranno ampie e strutturali: lo sa bene il Premier ‘punzecchiato’ dall’ex board Bce Lorenzo Bini Smaghi, noto economista oggi presidente di Société Générale, in merito all’ultimo Def approvato in Cdm. «Il quadro macro presentato con il Def è coerente e prudenziale. Tuttavia, al di là del rimbalzo atteso, la crescita dipende in modo cruciale dalle riforme, i cui dettagli verranno resi noti a fine mese nel Pnrr. Il giudizio è dunque sospeso da questo punto di vista», spiega Bini Smaghi nell’intervista a Repubblica.



Il debito pubblico italiano resta al 160% del Pil, un dato monstre complice gli ultimi complessivi 180 miliardi di euro spesi in extra-deficit per la pandemia Covid-19: di questi 160 però, avverte l’economista già collaboratore di Draghi alla Bce, «un quarto continuerà per molti anni ad essere detenuto dalla Banca Centrale Europea».



LA PREVISIONE DELL’EX BCE

La vera soluzione per la sostenibilità, definisce Lorenzo Bini Smaghi, «è la crescita strutturale. Se si vuole evitare il ritorno delle politiche di austerità tra qualche anno, l’unica soluzione è rappresentata dalle riforme subito. Questo, Draghi l’ha ben in mente. Spero anche i partiti che lo sostengono». Importanti le opere dei privati ma anche la forte spinta dei lavori pubblici che arriverà con il Recovery Plan: «Un effetto ci sarà, non solo sul Pil ma anche in termini di immagine. È essenziale in questa fase dimostrare che l’Italia è in grado di spendere bene i fondi ricevuti dall’Europa». Critica importante poi viene lanciata alla situazione in Germania, con la Corte Costituzionale che sta “frenando” il Recovery Fund per la decisione in merito al ricorso presentato da diversi economisti anti-Next Generation Eu: secondo Bini Smaghi, «Prima si arriva e prima si ricevono i fondi. Forse la Germania si può permettere di aspettare, noi no».

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