L’annuncio di una credibile operazione “patrimonio pubblico contro debito“, con orizzonte temporale tra i 10 e 15 anni per un ammontare di circa 200-250 miliardi da parte del Governo italiano, avrebbe probabilmente migliorato la posizione italiana in sede di negoziato sul nuovo Patto di stabilità europeo. Forse non c’è stato il tempo per tale proposta che implica un’architettura innovativa e complessa. Per intanto il Governo italiano ha messo in campo un’operazione più piccola di dismissioni “secche” per scopi di equilibrio del bilancio statale a breve. Ma comunque resta prioritario per il risanamento del ciclo del capitale nazionale il tema di una dedebitazione con effetti sostanziali e mezzi credibili.
Dalla fine degli anni ’90 chi scrive invoca la creazione di un Fondo italiano di bilanciamento (Fib), di proprietà statale, a cui lo Stato conferisce una parte del patrimonio pubblico disponibile con scopo di valorizzazione e dismissione finalizzata a ridurre il debito pubblico. Tale proposta non trovò ascolto ai tempi da parte di chi credeva, con posizione conformista, che il costo di rifinanziamento del debito sarebbe stato sempre contenuto e decrescente. Fu fatto un errore catastrofico misurabile in impoverimento del sistema italiano. Ora deve essere riparato attraverso la messa in priorità di una dedebitazione non recessiva, che incrementi nel tempo lo spazio fiscale utile a investimenti, detassazione e sostenibilità dei costi pensionistici. E a un aumento del voto di affidabilità dell’economia italiana da parte delle agenzie di rating che è fattore rilevante per la riduzione dello spread e per limitare il possesso solo nazionale del debito italiano che drena risorse di risparmio al ciclo degli investimenti privati. Quindi – sfondando porte aperte su queste pagine attente al problema del “tagliadebito” – va segnalata al Governo la priorità di un Fib.
Una simulazione macro fatta dal gruppo di ricerca dello scrivente ha individuato come cifra di dedebitazione sufficiente per effetti benefici sistemici la valorizzazione/dismissione di 200-250 miliardi di patrimonio pubblico disponibile (immobili, partecipazioni e concessioni nominalmente sui 600-700 miliardi) in 10-15 anni. La norma che affida agli Enti locali (che non lo stanno valorizzando) parte di questo patrimonio non è un ostacolo per montare il Fib perché superabile da un meccanismo “multicomparto” di compensazioni interne
Al Governo servono miglioramenti a breve dello spread e del rating mentre l’operazione patrimonio contro debito è di lungo termine? Qui il punto è la credibilità dell’operazione. Se è credibile, e combinata con disciplina di bilancio, vi sarà un effetto feedforward che anticipa il risanamento della finanza pubblica italiana.
Tempi per progettare un Fib credibile? La valutazione dei dettagli tecnici richiede non meno di sei mesi. Ma l’annuncio della volontà politica potrebbe essere anticipato con effetti benefici preliminari.
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