Uscendo da Palazzo Chigi dopo il vertice di Governo con Di Maio e Conte, il Ministro degli Interni Matteo Salvini ha ammesso di non aver ancora letto la lettera della Commissione Ue giunta in giornata da Bruxelles, con soli due giorni di tempo per rispondere. «La risposta alla lettera dell’Ue? Prima devo leggere cosa c’è scritto, anche perché non è ancora arrivata. Il voto degli italiani ci chiede di cambiare alcuni vincoli europei e di mettere al centro il lavoro», di certo, aggiunge subito dopo il leader della Lega, «Sicuramente noi non aumenteremo nessuna tassa. I soldi li troveremo facendo lavorare gli italiani». Assai più dura la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che dopo la lettera della Commissione Ue attacca «Mi auguro che la Commissione europea, insieme alla lettera inviata al Governo italiano di richiesta di chiarimenti sul debito pubblico, abbia mandato anche una lettera di scuse al popolo italiano per le politiche disastrose che ha attuato negli ultimi 5 anni e che hanno causato disoccupazione e miseria alla nostra Nazione e a molte altre. Non prendiamo lezioni da questi incompetenti». Intanto è anche la Bce ad aver attaccato l’Italia per il suo debito e i suoi conti pubblici: «pesano e tanto le incertezze sulla crescita. La crescita dello spread italiano dimostra che le regole devono essere seguite» attacca il vicepresidente dell’Eurotower De Guindos.
COSA C’È SCRITTO NELLA LETTERA DELLA COMMISSIONE UE
È ufficialmente arrivata al Ministro dell’Economia Giovanni Tria la lettera – assai breve nel testo, va detto – della Commissione Ue a firma Moscovici e Dombrovskis in merito alla situazione del debito dell’Italia: «Alla luce dei dati economici definitivi, è confermato che l’Italia non ha fatto progressi sufficienti per rispettare la regola del debito nel 2018» si legge nella striminzita paginetta che sancisce il fallimento della politica economica di Lega e M5s. Non si chiedono, quantomeno ufficialmente, manovre correttive ma si esprime con altrettanta chiarezza che «l”Efc darà la sua opinione sul rapporto sul debito italiano». Mercoledì prossimo la Commissione al netto delle giustificazioni che darà il Governo italiano, lancerà una procedura d’infrazione sul debito italiano, da confermare poi entro due settimane dai Ministri delle Finanze dell’Eurozona (l’Efc, ndr). Come riporta Repubblica a commento del testo, «Dopo un ulteriore passaggio tecnico in Commissione, la decisione finale spetterà ai ministri in occasione dell’Ecofin del 9 luglio». Facendo un rapido calcolo dei tempi, sono 5 le settimane di tempo che ha l’Italia per provare a mettere in regola il proprio debito con una manovra “bis” che possa tranquillizzare la Commissione Ue nel merito della riduzione debito/Pil. Insomma, tutto l’opposto di una Flat tax da 30 miliardi e di misure a difesa della famiglia, come Salvini e Di Maio vogliono inserire nella prossima Manovra di Bilancio d’autunno..
LA LETTERA DI MOSCOVICI E DOMBROVSKIS
Per Salvini il trionfo delle Europee può durare assai poco: prima il terremoto in casa M5s con Di Maio domani “sotto processo” della piattaforma Rousseau e ora, soprattutto, la lettera della Commissione Ue sui conti pubblici e sul debito dell’Italia in costante aumento. La voce circolata già nelle prime ore post-risultati Europee ora diviene realtà: l’Italia avrà due giorni di tempo da oggi, quando la lettera da Bruxelles arriverà ufficialmente sul tavolo di Palazzo Chigi, per rispondere alla Commissione Ue nel merito della dinamica di rapporto tra debito pubblico e Pil. Il Governo Lega-M5s dovrà osservare quanto scritto da Moscovici e Dombrovskis nel merito di quanto potrebbe costare all’Italia e all’Ue il discostarsi dagli impegni presi per il 2018 e il 2019. Il rischio forte è che se non arriveranno risposte convincenti da Tria e Conte, potrebbe aprirsi una procedura di infrazione dell’Europa sul debito italiano che toglierebbe come primo effetto immediato ancor più sovranità in tema di politica economica al nostro Paese. Nei giorni scorsi era circolata addirittura una multa da 3,5 miliardi di euro che l’Italia potrebbe pagare per aver disatteso gli impegni sul debito da far ridurre nel prossimo biennio.
LETTERA UE SU DEBITO ITALIA: LE RISPOSTE DEL GOVERNO
Secondo quanto si apprende a Bruxelles, come riportato da Sky Tg24, al governo italiano «viene chiesto di rispondere entro venerdì sera per consentire alla Commissione di prendere la decisione sull’adozione del rapporto sul debito, che costituisce il primo passo verso la procedura per deficit eccessivo», forse già il prossimo 5 giugno. Nella lettera Ue si chiede all’Italia una manovra correttiva che possa evitare la procedura per deficit eccessivo, come del resto chiederà in forme diverse anche a Cipro, Belgio e Francia anche se comunque considerate in posizioni meno gravi rispetto alla “sovranista” Italia. Il tavolo di Palazzo Chigi scotta specie perché già ieri il Ministro degli Interni Salvini aveva in più riprese fatto capire di non voler sentir parlare di lettere Ue: «Vi pare che in un momento storico in cui c’è una disoccupazione giovanile del 50% in alcune regioni italiane, in cui dobbiamo assumere in fretta medici e infermieri, da Bruxelles qualcuno in nome di regole del passato ci chieda 3 miliardi di multa e a settembre 20 miliardi di aumento di tasse? Ogni mia energia sarà usata per cambiare queste regole vecchie e superate». Dopo la replica di Moscovici («Non prediligo le sanzioni. Ma se un Paese è totalmente fuori dalle regole le sanzioni ci sono. […] sono principalmente dissuasive ma possono anche essere dissuasive, cerchiamo di evitarlo»). Oggi a parlare per il Governo ci pensa il Sottosegretario Giorgetti che in merito alla lettera di Bruxelles commenta «il confronto con le istituzioni dell’Unione europea, in particolare con la Commissione, costituisce un momento di raccordo nel quale l’Italia non si limita a recepire indicazioni provenienti dall’Ue. Al contrario è l’occasione nella quale le priorità dell’agenda politica italiana vengono coordinate con quelle dell’Unione. In questo senso il governo potrà aprire un confronto sulla congruità dei vincoli stabiliti rispetto alla situazione concreta».