Il debito italiano è aumentato, il deficit è aumentato e anche la richiesta di scostamento di bilancio è aumentata. Per una volta, almeno per questa volta, dove troviamo la novità? La notizia? Il clamore nel gridare ai quattro venti questa difficoltà nostrana? Talvolta, e purtroppo negli ultimi tempi accade molto spesso, leggere i quotidiani e le altre numerose fonti di informazione comporta una verosimile presa di coscienza dello stato d’animo di tutti coloro che, attraverso i loro titoli o titoloni “gridati”, sembrano voler dare lustro alle attuali condizioni di precarietà del nostro Paese.
In ordine di tempo, e specificatamente nel corso delle ultime ore, la richiesta di scostamento di bilancio di 40 miliardi poi seguito dai numeri che ne conseguono, ha suscitato una verosimile gara tra i partecipanti al “chi grida più forte”. Non c’è nulla da urlare come neppure le ragioni che ne potrebbero (eventualmente) giustificare il motivo. Era già tutto presente, scritto e debitamente commentato. Se il Governo ha ritenuto opportuno procedere in questo modo – prima di urlare (a vanvera) – che si legga il motivo. Ma forse questo costa troppa fatica e allora è bene, sempre bene, riportarlo chiaramente alla luce.
Nel comunicato stampa del Consiglio dei Ministri (rif. n. 13) ovvero la sintesi di quanto emerso giovedì pomeriggio si legge: «Con la relazione, il Governo richiede quindi l’autorizzazione al Parlamento al ricorso all’indebitamento per l’anno 2021 di 40 miliardi di euro e di circa 6 miliardi di euro medi annui per il periodo 2022-2033, principalmente finalizzati a finanziare spese per investimenti pubblici». Alla base di questa richiesta il seguente motivo e la conseguente destinazione d’uso: «Le risorse aggiuntive a valere sul 2021 (40 miliardi di euro) saranno utilizzate per un nuovo provvedimento di sostegno all’economia e alle imprese, in particolare per sostenere i lavoratori autonomi e le imprese più colpite dalle restrizioni adottate per contenere il contagio. Il prossimo provvedimento, inoltre, destinerà risorse al rafforzamento della resilienza delle aziende più colpite, a misure per garantire la disponibilità di credito e per sostenere la patrimonializzazione delle imprese». Ora, tale richiesta del Governo, può essere contraddetta? È considerabile troppo ambiziosa? Qualcuno è contrario a questo agire forsennato dell’Esecutivo? 40 miliardi sono troppi? O magari troppo pochi? Perché gridare al tentato scandalo? Perché inseguire un mostro che non esiste? Perché?
Continuando nei dati è ovvia (ma forse per alcuni non lo è) conseguenza ad avere numeri diversi nel nostro bilancio nazionale. Sempre nel comunicato: «Considerata la natura degli interventi programmati, il quadro macroeconomico complessivo previsto dal Documento di economia e finanza 2021 prevede che nel 2021 la crescita del Pil programmatico arriverà al 4,5%. Nel 2022 il Pil crescerà del 4,8%, per poi crescere del 2,6% nel 2023 e dell’1,8% nel 2024». Inoltre: «Considerando la nuova richiesta di autorizzazione all’indebitamento approvata e quanto già autorizzato in precedenza, il nuovo livello di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è stimato all’11,8% nel 2021, un livello elevato dovuto alle misure di sostegno all’economia e alla caduta del Pil. Il rapporto deficit/Pil scenderà al 5,9% nel 2022, al 4,3% nel 2023 e al 3,4% nel 2024. Nel 2025 il rapporto tornerà sotto il 3%. Il nuovo livello del debito pubblico è stimato al 159,8% del Pil nel 2021, per poi diminuire al 156,3% nel 2022, al 155% nel 2023 e al 152,7% nel 2024».
Che cosa ci si poteva aspettare di diverso? Tutti lo sapevano. Tutti o almeno chi lavora nel mondo dell’informazione. Purtroppo è sempre più semplice e accomodante non leggere, non approfondire per poi – pessima conseguenza – non riportare alla luce i numeri ossia i fatti. Torniamo indietro a inizio aprile: Istat aveva già fornito i dati che attestavano l’aumento del nostro debito, ma, in quella occasione, si è invece voluto sottolineare l’entità di maggior audience ovvero il dato sulla pressione fiscale. È indubbio che quest’ultimo fosse significativo e pertanto oggetto di rilevanza, ma, allo stesso tempo, anche “il debito” era evidente perché in crescita e infatti «il vero pericolo è il debito in aumento»: questo il titolo apparso su queste pagine ben dodici giorni prima della “recente scoperta” di queste ultime ore.
La situazione dell’Italia è pesante, il clima è teso e l’intera popolazione vive quotidianamente in un limbo caratterizzato dalla precarietà per il futuro. Non vogliamo contraddire la realtà, anzi, i numeri ci aiutano e aiuteranno sempre a rappresentarla al meglio. Quello che invece si contesta sono gli atteggiamenti che, al pari di un sadismo patologico, cercano di affliggere la già provata opinione pubblica. Il Premier Mario Draghi ha fatto e farà solo il meglio per il nostro Paese e questo è certezza per tutti noi. Per l’impossibile abbiamo bisogno di altri soggetti, ma, prima di poterli accogliere (qualora ci fossero), iniziamo a migliorare noi stessi.
Urlare non serve a niente mentre il silenzio, spesso, fa molto più rumore; quel rumore silenzioso che caratterizza un’attenta lettura.
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