In un lungo incontro con i sindacati, convocato a 48 ore dal 1° Maggio 2024, Giorgia Meloni ha illustrato la serie di misure a favore di aziende e lavoratori che questa mattina saranno varate dal Consiglio dei ministri con un decreto legislativo nell’ambito dell’attuazione della delega fiscale. Tra i provvedimenti presentati ieri pomeriggio spiccano un bonus del 120% per le assunzioni di giovani, donne e lavoratori svantaggiati con sgravi per due anni, e un’indennità di 100 euro che sarà versata nel gennaio prossimo ai lavoratori dipendenti con redditi fino a 28.000 euro con coniuge e almeno un figlio a carico, oppure alle famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico. Di fatto, è un nuovo “decreto 1° maggio” dopo quello dell’anno scorso che, tra l’altro, varò il reddito d’inclusione e cancellò il reddito di cittadinanza. Ai sindacati la premier ha detto che l’obiettivo è continuare a sostenere la crescita dell’occupazione e difendere il potere d’acquisto delle famiglie.
Il pacchetto di misure è complesso e molto articolato, e forse anche per questo i sindacati non hanno rilasciato dichiarazioni lasciando Palazzo Chigi. È necessario studiare bene il testo per capire se si tratta o no di provvedimenti spot o preelettorali, come sostengono i più strenui avversari della Meloni: qualcuno, per esempio, ha già ribattezzato “bonus Befana” il premio di 100 euro di gennaio. Il Governo ha presentato un elenco di interventi difficile da respingere in blocco, come almeno Cgil e Uil erano pronti a fare secondo abitudine. L’esecutivo non si illudeva di convincere tutte le tre confederazioni, ma contava almeno di rompere il fronte strappando il “sì” della Cisl alla vigilia della Festa del lavoro. Invece non c’è stato né il “niet” della Triplice né la spaccatura: i sindacati devono riflettere bene sulla strategia da adottare. Il loro silenzio si spiega anche così.
Parallelamente al braccio di ferro con i rappresentanti dei lavoratori, sullo stesso tavolo si giocava un’altra partita all’interno del Governo: è lo scontro tra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (Lega) e il suo viceministro Maurizio Leo (Fratelli d’Italia). Dell’indennità di 100 euro si era già parlato la settimana scorsa nell’ambito della riforma Irpef-Ires: doveva essere erogata con la tredicesima e il suo grande sponsor era Leo, “longa manus” della Meloni al ministero di Via XX Settembre. Ma Giorgetti aveva posto il veto in quanto mancavano coperture finanziarie certe. Questioni di finanza pubblica, ma anche di strategie politiche a un mese e mezzo dal voto europeo.
Ora il premio è tornato a galla, ma con una differenza sostanziale rispetto alla precedente versione: non sarà più pagato a dicembre con la tredicesima, ma a gennaio. Il che aggira, almeno per il momento, il divieto posto da Giorgetti riguardo le coperture, visto che l’erogazione avverrà nel 2025. Il confronto tra il ministro leghista e il viceministro FdI sembra dunque terminato con un salomonico 1-1: né vincitori né vinti. Ma ai punti ha comunque avuto la meglio la linea di FdI visto che il “bonus Befana” ci sarà. E forse sarà proprio lo stesso Leo, dopo il sempre più probabile rimpasto post elettorale, a doversene occupare una volta preso il posto di Giorgetti.
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