Per chi fa fatica a osannare il prudentissimo Draghi, di fronte ai meriti obiettivi della sua azione, giunge in soccorso Erasmo da Rotterdam, con il suo adagio “Inter caecos regnat strabus (tra i ciechi regna l’orbo)”. Già, perché si ha un bel dire che Draghi fa il soldatino di “Sleepy Joe”, il sonnacchioso burattino americano pilotato dal Pentagono che veste abusivamente i panni del presidente americano; si ha un bel rievocare l’algida indifferenza con cui il Draghi governatore della Banca d’Italia ignorò quanto andava commettendo la Banda del Montepaschi, comprando a folle prezzo l’Antonveneta e condannando noi contribuenti a rifondere 6 miliardi di euro; e ancora si ha un bel rievocare quel “whatever it takes” tanto decantato eppure pronunciato soltanto dopo aver avuto il permesso di Frau Merkel.
Al netto della letteratura desueta degli ultimi mesi che oscura le miserie di Mario Draghi, i provvedimenti presi ieri dal suo governo sono oggettivamente il meno peggio, o il meglio, di quel che ci si poteva attendere.
“I provvedimenti di oggi valgono 14 miliardi, che si aggiungono ai circa 15,5 miliardi dei precedenti, quindi siamo a un totale di circa 30 miliardi già spesi – ha detto Draghi, come se stesse in campagna elettorale – ovvero circa 2 punti percentuali del Pil. E vorrei far notare che lo abbiamo fatto senza ricorrere a scostamenti di bilancio”. E ancora: “I provvedimenti di oggi affrontano il caro-vita, l’accelerazione dei prezzi dipende in larghissima misura dai prezzi dell’energia. E questo significa che si tratta di una situazione temporanea che va affrontata con strumenti eccezionali”.
A onor del vero va detto che questa interpretazione buonista dell’inflazione che ci sta martellando non è condivisa da tutti gli analisti economici più accreditati del mondo, anzi: e come Draghi scodinzola dietro il Pentagono sulla guerra, così si allontana dalle sponde atlantiche sull’inflazione, sposando in toto la linea attendista tranquillizzante della Banca centrale europea contro quella dell’americana Fed.
Sta di fatto che – un riepilogo ci sta – dal decreto-aiuti di ieri, con sinistra assonanza con il più popolare e discusso decreto-Renzi, quello dei 100 euro al mese, ”arriverà un contributo una tantum da 200 euro per dipendenti, lavoratori autonomi e pensionati fino a 35mila euro di reddito”. Si tratta di un provvedimento di sostegno ai redditi di 28 milioni di italiani. Tanta roba. A pagare, provvede “l’aumento del prelievo straordinario” sulle aziende importatrici e produttrici di energia che hanno intascato extra-profitti grazie ai prezzi energetici. La tassa su questi utili in più sale al 25%, ed anche questa è tanta roba.
E ancora: è stata estesa al 31 dicembre la garanzia sui prestiti bancari alle Pmi e alle imprese maggiori attraverso Sace. Ed è stata spostata al 30 settembre la scadenza per l’esecuzione del 30% (almeno) dei lavori nelle villette unifamiliari necessaria per ottenere il superbonus del 110%. Qualche altro regaluccio a pioggia: lo sconto sugli abbonamenti ai mezzi pubblici, che aiuta. E insomma: tutto sommato, tanti soldi, 14 miliardi appunto che si aggiungono ai precedenti 15,5. Cosa potremmo aspettarci di più da un banchiere centrale?
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