La Camera dei deputati ha dato il via libera al decreto Aiuti con 266 voti favorevoli e 47 contrari, quelli dei deputati di Fratelli d’Italia e degli ex grillini di Alternativa. Ma a tenere banco è la decisione del Movimento 5 Stelle di non partecipare al voto finale, mossa che rischia di creare uno strappo senza precedenti nella maggioranza del governo Draghi.



La decisione M5S è stata adottata “in coerenza con quanto abbiamo già fatto in Consiglio dei ministri”, l’analisi del capogruppo pentastellato Davide Crippa. Ma non mancano le polemiche, a partire dai partiti di maggioranza. Durissimo il giudizio di FI con il capogruppo Barelli: si tratta di “un fatto eccezionale e grave”. Altrettanto tranchant Italia Viva con Ettore Rosato: “Il M5s non vota il DL Aiuti. Inizia il Papeete di Conte. Almeno nel 2019 non avevamo covid, guerra in Ucraina e inflazione all’8%”. Anche i dimaiani di Insieme per il futuro hanno stroncato la mossa del leader grillino: “Assurdo voltare le spalle agli italiani, non votando un provvedimento importante come il dl Aiuti che stanzia decine di miliardi contro il caro bollette e il caro energia”. (Aggiornamento di MB)



M5S MINACCIA IL GOVERNO SUL DL AIUTI: OGGI VOTO ALLA CAMERA

Il Decreto Aiuti nel giro di pochi giorni arriva per la seconda volta ad un voto delicato alla Camera dei Deputati, in vista del voto ancora più complicato al Senato: il testo che comprende il tema Ucraina come il Reddito di Cittadinanza, il nodo bollette e alcune norme sul Superbonus, rappresenta il banco di prova attuale per la tenuta della maggioranza di Governo Draghi. Le fibrillazioni in casa M5s, dopo la minaccia di rottura arrivata la scorsa settimana, tornano a far risuonare l’allarme a Palazzo Chigi: se per il primo voto della scorsa settimana sul Dl Aiuti la fiducia alla fine era stata votata dai parlamentari 5Stelle, tutto da rifare invece per le votazioni finali di oggi.



La linea dura del M5s sembra ormai cosa fatta per Montecitorio, in vista del voto ancora più indecifrabile al Senato (dove i numeri sono molto più risicati per la maggioranza): «niente fiducia alla Camera sul Dl Aiuti? Probabilmente sì, oggi usciremo dall’Aula dopo aver votato fiducia a governo l’altro giorno», ha spiegato il deputato grillino Francesco Silvestri. Il regolamento della Camera prevede infatti il voto disgiunto, prima fiducia a poi testo: i 5Stelle dunque avendo già votato la fiducia, si “permettono” di lanciare un messaggio politico uscendo dall’Aula e non votando il testo su cui attendono novità e cambiamenti dal Premier Draghi dopo il dossier presentato da Giuseppe Conte nell’incontro dello scorso giovedì. Al Senato però il voto di fiducia è insieme a quello sul testo del Decreto ed è lì che realmente si capirà se il partito di Giuseppe Conte vorrà rimanere nella maggioranza o uscire dal Governo definitivamente: fonti qualificate di Palazzo Chigi hanno fatto sapere stamane, dopo aver recepito la linea “battagliera” del Movimento5Stelle alla Camera, che il presidente del Consiglio Mario Draghi sarebbe pronto a salire al Colle se il M5s non voterà il Dl Aiuti in Senato.

DL AIUTI, REBUS GOVERNO ALLA CAMERA IN VISTA DEL SENATO

A quel punto sarebbe crisi di Governo in piena estate e scenari tutt’altro che semplici da valutare essendo l’Italia, come il resto dell’Europa, in piena crisi economica per materie prime, in piena crisi siccità e soprattutto con la crisi del gas di un inverno che si prospetta durissimo. In casa M5s, l’idea al Senato è comunque quella di non partecipare al voto per non impattare sulla maggioranza in un momento così delicato, ma la non fiducia che nei fatti emergerebbe – non nei numeri, ma nel messaggio politico – potrebbe comunque portare la salita al colle del Premier Draghi e una fase di assoluta instabilità politica di fatto alle porte.

Conte è rimasto in silenzio per il momento in attesa di “sciogliere” la decisione sull’ordine da dare ai proprio parlamentari, i quali però non appaiono così compatti come potevano essere ad inizio Legislatura: un segnale atteso in casa 5Stelle potrebbe essere l’apertura che Draghi domani potrebbe fare nel vertice con i sindacati sul fronte cuneo fiscale. Se qualche risposta da Palazzo Chigi arriverà allora potrebbe essere discussa la fiducia al Senato sul Decreto Aiuti, altrimenti lo scontro potrebbe davvero essere imminente. «Io la fiducia non gliela voto nemmeno se vengono a prendermi a casa…», si legge nei messaggi di alcuni senatori M5s riportati dall’Adnkronos, ovviamente in forma anonima. L’ipotesi “Aventino” resta dunque tutt’altro che da scartare, con gli altri partiti della maggioranza che di conseguenza lavorano per evitare danni peggiori: i pontieri Pd sono al lavoro per evitare lo strappo con gli “alleati” grillini, mentre dalla Lega di Matteo Salvini giunge un messaggio chiaro, «Da domani in avanti noi voteremo solo e soltanto quello che serve all’Italia e agli italiani, il resto lo lasciamo votare a Pd e M5S. Si vota fra 240 giorni, non cambia la legge elettorale e vince il centrodestra a guida Lega: In questi 240 giorni però – ha aggiunto il senatore della Lega – dovremo dare battaglia” su temi come la legge Fornero, che non deve tornare in vigore». Si attende ora una “mossa” da Palazzo Chigi con eventuale telefonata privata con Conte nelle prossime ore per sgomberare il futuro da possibili crisi di Governo in un momento in cui il possibile taglio del gas dalla Russia pone il nostro Paese alle porte di un autunno-inverno come forse mai nella storia recente si era visto.

DIRETTA VIDEO STREAMING, VOTO DECRETO AIUTI ALLA CAMERA