Un decreto legge contestato quello promosso dal Governo un anno fa: la famosa misura anti-rave, però, ha dato i risultati sperati. La mossa, contestata e condannata dall’opinione pubblica oltre che dall’opposizione, ha modificato il Codice penale al fine di tutelare la sicurezza dei ragazzi che partecipavano ai party illegali con conseguenze spesso disastrose, quali feriti, morti o giovani in overdose. Il Governo Meloni ha voluto tutelare proprio i più giovani con il decreto che ha finito per rendere illegali queste feste. Dodici mesi dopo quella prima controversa decisione, i risultati sono arrivati.



Rispetto agli anni precedenti, in cui i rave illegali si diffondevano in tutta l’Italia, grazie al Decreto legge n. 162 del 2022 tutto ciò sembra essere terminato. Infatti non ci sono stati party organizzati né festini in proprietà altrui: e così, neppure conseguenze illegali. Basti pensare che tra ottobre 2021 e ottobre 2022 di questi party se ne erano svolti ben 66 in totale. 10 avevano fatto contare oltre mille partecipanti, 23 si erano svolti con un numero imprecisato che va dai cento ai mille e 33 con qualcuno in meno. Nelle occasioni si erano registrati 15 feriti, tra gli appartenenti alle forze dell’ordine e tra i giovani. A zero è arrivata anche la percentuale di persone arrestate o fermate: nessun party, nessuna conseguenza legale, spiega Libero.



Decreto anti-rave funziona nonostante le critiche

Il decreto anti-rave è servito a restringere le occasioni nelle quali “sballarsi” ma non solo. Si è ottenuto anche che gli undici arrestati e i 3.556 denunciati dell’anno prima, diventassero zero, portando anche ad un risparmio, seppur marginale, in termini amministrativi della giustizia. I tre intossicati per abuso di sostanze stupefacenti e alcol del 2013 o quelli trasportati in ospedale del 2018 e del 2019, sono diventati zero. Così come non ci sarà un nuovo ragazzo morto per overdose, come accaduto nel luglio 2016 a Pordenone o alla giovane donna a Livorno nel 2019, o ancora a Viterbo nel 2021. Tanti fatti di cronaca nera che nell’ultimo anno non si sono verificati.



Eppure, il decreto aveva attirato critiche su critiche, partendo da Elly Schlein, allora non ancora segretaria del Pd, che aveva dichiarato: “Questa sarà la prima bandierina securitaria piantata dal governo, pericolosa per la libertà e la sicurezza: va assolutamente ritirata, non è necessaria per punire i rave-party”. Enrico Letta, che ancora era alla guida del Pd, aveva parlato della misura come un messaggio per “distrarre dai problemi veri”. Per Giuseppe Conte era invece “una norma da Stato di polizia, raccapricciante”. Un anno dopo, però, il Governo si crogiola nella sua misura, convinto di aver fatto la cosa giusta.